Ravenna, stoccaggio Co2, primi lavori a settembre

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Un bando all’interno del Pnrr può agevolare la nascita dell’impianto di captazione, stoccaggio e riutilizzo della CO2 a Ravenna. Intanto, indipendentemente dalla disponibilità o meno di finanziamenti pubblici, gli studi per approntare il progetto pilota proseguono e per settembre si attendono i primi lavori preparatori.

Due miliardi di euro infatti finanzieranno progetti nei settori hard-to-abate: si tratta nella sostanza di quelle produzioni strategiche, nei sistemi economici di tutto il mondo, le cui emissioni sono di difficile abbattimento. Ed infatti proprio nel porto ravennate il progetto sulla CO2 si inserirebbe per introdurre l’economia circolare (l’anidride carbonica verrebbe raccolta e riutilizzata) sul petrolchimico e sulle produzioni di industria pesante, come le industrie chimiche, di lavorazione degli idrocarburi oltre che gli impianti di lavorazione dell’acciaio di Marcegaglia. E anche questo è un collegamento interessante perché all’interno di questa casistica, un piano sarebbe dedicato, nel Pnrr, proprio alla siderurgia, con i forni di fusione che diverrebbero elettrici e alimentati prima a gas naturale poi a idrogeno. Sulla produzione del propellente in questione, l’idrogeno, nel Pnrr si apre quindi al doppio binario: sarebbe ammissibile sia quello “verde” (estratto dall’acqua per elettrolisi, come si vuole fare col progetto Agnes proprio al largo di Ravenna, ndr), sia quello “blu”, che associa appunto metano e CO2.

Il progetto Eni

Il progetto che Eni vuole al largo delle coste ravennati per la captazione, lo stoccaggio sotto terra e il riutilizzo della CO2 era stato inserito anche in una prima bozza del Pnrr, prodotta quando ancora il governo in carica era il Conte Bis. Nell’ultima stesura compiuta dall’Esecutivo precedente poi, il riferimento al progetto Eni di Ravenna era sparito e il nuovo ministro, Roberto Cingolani, aveva poi voluto una parte legata alla Transizione ecologica basata, prevalentemente, per macrocapitoli finanziati e contendibili attraverso bandi. Motivo per cui soprattutto per l’impianto pilota, che sarebbe ormai giunto ad una buona raffinazione di progetto, l’investimento ravennate torna in gioco per un finanziamento derivante dai fondi europei. Il “Cane a sei zampe” ha comunque sempre fatto trasparire un interesse a procedere nel progetto di Ravenna, nonostante il costo miliardario dell’operazione. E a testimonianza di questa volontà strategica c’è il fatto che gli approfondimenti tecnici sul progetto del prototipo (il cui costo si stima comunque in decine di milioni) non si sono mai bloccati e potrebbero vedere un loro allineamento a settembre, con un contemporaneo avvio di alcune lavorazioni preparatorie.

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