RAVENNA. Erano amiche, o almeno così pensava. E fiduciosa della genuinità di quel rapporto, aveva deciso di acquistare un’auto che poi aveva affidato a loro. Per farlo aveva pure aperto due finanziamenti sul proprio conto. Appena tre giorni dopo, quello stesso veicolo era stato rivenduto a prezzo quasi dimezzato a un commerciante d’auto. Un’operazione che è costata per le due “amiche”, madre e figlia di 58 e 26 anni, il rinvio a giudizio con l’accusa di circonvenzione d’incapace e autoriciclaggio, alla luce di una serie di fatture false emesse per giustificare alla banca il cospicuo incasso ed evitare controlli.
L’articolo nell’edizione di oggi del Corriere Romagna