Ravenna, Rosetti: progetto per stoccare CO2 a terra

Una commessa importante in Olanda, non solo per l’opportunità economica ma per le innovazioni che essa pone. E in quelle stesse settimane l’avanzare di una prospettiva: alla Rosetti Marino è stata fatta una proposta, una “manifestazione di interesse” che apre una ulteriore grande partita sulla CO2 a Ravenna. Oltre alla captazione e stoccaggio dell’anidride carbonica, sorgerebbe anche un hub di raccolta a terra, a servizio del petrolchimico. Lo rivela Oscar Guerra, amministratore delegato di Rosetti Marino, che all’indomani della conquista del contratto (con lavori che si concluderanno nel 2025) col costruttore olandese di parchi eolici offshore CrossWind (joint venture tra Shell, 80%, ed Eneco, 20%) analizza le prospettive del settore energetico a Ravenna.

Guerra, avete conquistato una importante commessa che vi porta a lavorare con un partner di importanza mondiale. Per voi cosa rappresenta?

«Ha una validità straordinaria, non solo per il committente. Che è uno degli operatori più importanti e avanzati, che combina la forza di Shell, col know how di Eneco. Ma anche per la natura del lavoro che andremo a fare: innovativo, davvero prototipale. Si tratterà della prima piattaforma al mondo pensata per ovviare al limite “genetico” delle rinnovabili: la discontinuità. Quello che non si utilizza, viene “tramutato” in idrogeno verde, quindi nei fatti stoccato. Quindi se verranno confermate le aspettative, per noi si apre una grande occasione. Avremmo un mercato ulteriore da spendere in questo ambito, unito a quello delle sottostazioni elettriche».

Questo nuovo contratto conquistato sul fronte delle energie green, quindi, vi fa guardare con ulteriore interesse a quanto si sviluppa nel Ravennate, proprio sulla filiera dell’idrogeno?

«Oggettivamente sì, anche perché il progetto Agnes è in effetti stato pensato con una soluzione analoga: eolico e produzione di idrogeno verde abbinata. Le conseguenze per Ravenna potranno essere anche altre: pensiamo al progetto della Ccs, per esempio (captazione e stoccaggio dell’anidride carbonica, ndr). Si potrebbe combinare l’idrogeno verde alla stessa CO2, per la creazione di idrocarburi green (metano verde ed e-fuel). E in generale può divenire un’eccezionale opportunità per la crescita, sul nostro territorio, di competenze tecniche e realizzative. Per rimanere all’avanguardia, come 60 anni fa, anche nella conoscenza delle tecnologie della transizione».

A proposito del progetto Ccs, che è avviato da Eni e Snam a Ravenna: voi ne state curando l’ambito progettuale. Quali sviluppi sta avendo?

«I vari partner che si sono uniti allo sforzo di Eni e Snam sono in attesa del parere della Commissione europea il finanziamento comunitario. La “luce verde” è prevista in autunno e noi facciamo il tifo per questa opportunità. Alcune delle parti interessate, però, stanno lavorando per creare un hub di raccolta della CO2 all’interno del petrolchimico di Ravenna. Ci è giunta infatti una manifestazione di interesse per iniziare a concepire questa prospettiva. Per Ravenna si tratterebbe di un’ottima notizia. L’impianto a terra raccoglierebbe la CO2 anche da camion, navi, e da pipe-line e, stoccandolo temporaneamente onshore, ne normalizza la pressione per mandarlo in tubazione verso il mare, dove è già prevista l’immissione nei giacimenti esausti di metano».

Così descritta, sembra un’operazione da centinaia di milioni…

«Sì, e darebbe occupazione a centinaia di persone per decenni. Quindi speriamo davvero che si possa procedere».

Come Rosetti Marino siete coinvolti nei lavori del rigassificatore, che in queste settimane ha visto avviare le lavorazioni preliminari. Come state sviluppando i cantieri di vostra pertinenza e che tempistiche reputate possano avere?

«Sì, e per la parte di nostra pertinenza abbiamo effettuato tutti gli ordini di materiali, entro il mese li avremo tutti. Parliamo di 14mila tonnellate di strutture da realizzare in un anno. Per intenderci, è il metallo necessario per costruire sette piattaforme dell’Adriatico. Ad agosto avvieremo i nostri cantieri e siamo certi di rispettare i dodici mesi di lavori previsti: è sfidante, ma ne vediamo tutti i presupposti».

Un anno fa era dato per certo un nuovo corso per il fronte delle estrazioni di gas in Adriatico. Dal vostro osservatorio, qualcosa si sta muovendo?

«È la nota dolente, perché in realtà sono ripartite solo le manutenzioni sulle piattaforme esistenti. Il Governo ha capito quanto il metano sia importante, ma si concentra sulle emergenze energetiche. Anche l’utilizzo delle risorse italiane è però un concetto strettamente legato alla sicurezza energetica. Senza contare che il “gas a km zero” crea il 30% di emissioni in meno di quello rigassificato».

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