Ravenna, protesi al seno deviata ma l’assicurazione non vuole pagare

Ravenna

RAVENNA. Più che il classico colpo di frusta, il tamponamento a catena che l’ha vista come ultimo veicolo coinvolto le ha rovinato il seno appena rifatto. Ma è un danno che va oltre la sfera puramente estetica quello lamentato da una donna sulla cinquantina, che ha portato in tribunale l’assicurazione del camionista che il 19 dicembre del 2017 innescò l’incidente sul cavalcavia di Faenza.

La pressione della cintura di sicurezza non solo le avrebbe provocato la deviazione della protesi destra, ma sarebbe anche causa della fuoriuscita di liquido che giusto l’estate scorsa ha reso necessario un nuovo intervento chirurgico d’urgenza.
Un danno quantificato in 60mila euro, più altri 15mila per la necessaria mastoplastica finalizzata a rendere nuovamente simmetrici entrambi i seni, che tuttavia la polizza del mezzo pesante non ritiene di dovere saldare. Per questo ieri la questione di natura civilistica è finita davanti al giudice Letizia De Maria, che ha nominato un consulente per valutare il nesso di causalità tra il sinistro e il danno lamentato dalla donna.

Danno biologico

L’incidente si era verificato all’ora di punta, sulle 19.30. La donna procedeva verso Faenza ed era in salita sul cavalcavia, preceduta da un’altra auto e dal camion. L’urto dev’essere stato violento, al punto da proiettare la vettura tamponata dal tir contro quella della cinquantenne. La donna aveva iniziato a notare le prime conseguenze fin dai giorni successivi, dopo una prima visita al pronto soccorso: dolore sempre più marcato e gonfiore, finché il seno non aveva iniziato a cambiare forma. Sono stati ulteriori accertamenti a diagnosticare che l’asimmetria era dovuta alla dislocazione della protesi. Uno spostamento, secondo la donna - tutelata dall’avvocato Veronica Valeriani - dovuto necessariamente all’incidente, considerato che poco tempo prima una specifica visita aveva certificato che tutto risultava “in asse”. Dopo ulteriori accertamenti condotti dal medico legale Giuseppe Fortuni la 50enne si è vista riconoscere un danno biologico non inferiore al 15 per cento.

Dovrà essere ora il consulente del giudice a determinare se effettivamente i danni sono riconducibili all’incidente e se l’assicurazione dovrà pagarli. In alternativa sarà un altro il fronte sul quale si giocherà la partita; e cioè quello penale, legato alla denuncia per lesioni colpose di cui potrebbe rispondere il conducente del mezzo pesante.

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