Ravenna, pagò i dipendenti anziché l'Iva. Beppe Rossi assolto

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Pagare i dipendenti anziché l’Iva. Una scelta che Giuseppe Rossi, vicesindaco socialista e assessore alla Cultura della Ravenna degli anni Ottanta, ha definito «virtuosa», ripensando a quando nel 2016 una delle società di sua proprietà fu travolta dalla crisi. Lo ha dichiarato in tribunale, palesando l’imbarazzo di ritrovarsi a processo «da settantenne incensurato» per un debito di 376mila euro con l’Erario, «dopo una vita dedicata al lavoro e al volontariato». Ieri è stato assolto. Per il giudice Andrea Chibelli “il fatto non costituisce reato”.La vicenda riguarda la Gama Castelli, società del Gruppo Nettuno. Sull’onda della crisi economica la capogruppo Morina, proprietaria di Gama al 96%, si era ritrovata nell’impossibilità di sostenere la società controllata. Così, quando l’anno successivo pure quest’ultima era stata messa in ginocchio dal crollo delle gare d’appalto che ne costituivano il core business, le casse si erano via via rimpicciolite. Ritrovandosi una liquidità di poco superiore ai 100mila euro, si era deciso di non saldare l’Iva, ma pagare piuttosto i lavoratori. Una scelta «assai dolorosa che mi ha consapevolmente responsabilizzato, ben conoscendo io le conseguenze penali», ha spiegato Rossi definendola «virtuosa», perché «in questo modo ho evitato il fallimento che avrebbe gravemente colpito i miei dipendenti, i fornitori, il Fisco, i quali percepiranno tutti integralmente quanto dovuto».

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