Manca poco alla mezzanotte di sabato, quando una pattuglia del nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Ravenna riceve una segnalazione dalla centrale operativa: a Borgo Montone, davanti al bar Gold, c’è una persona che picchia una ragazza. I militari dell’Arma si portano subito sul posto, trovano la donna e alcuni testimoni, poi anche l’uomo (successivamente identificato come un 36enne residente in una frazione del Ravennate) ripresentatosi davanti al locale, iniziando a minacciare i presenti e gli stessi carabinieri, fino ad alzare le mani anche contro di loro, finendo così in arresto.
L’uomo ieri mattina è stato portato per direttissima in tribunale a Ravenna, dove il giudice Cristiano Coiro ha convalidato l’arresto, disponendo nei suoi confronti la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Ravenna, con alcune prescrizioni ulteriori: il 36enne non dovrà allontanarsi da casa in orario notturno, dalle 20 alle 6, e potrà uscire dal Comune solo per recarsi a lavoro.
Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine, che hanno raccolto diverse testimonianze, tempo fa la ragazza aveva intrattenuto con l’uomo una breve relazione sentimentale: all’arrivo dei militari dell’Arma, la donna avrebbe lamentato dolore alla mandibola, tanto da far sospettare una frattura. Sono in corso accertamenti medici per verificare l’origine delle lesioni. Di fatto, all’arrivo dei carabinieri il 36enne, noto alle forze dell’ordine e già colpito dal divieto di avvicinarsi a un’altra ex compagna, non era sul posto, salvo poi palesarsi alcuni minuti dopo, in uno stato descritto come visibilmente alterato, quando avrebbe rivolto parole intimidatorie nei confronti delle persone che si erano rese disponibili a testimoniare, minacciandole con frasi come “Vi vengo a cercare a casa”. Invitato a moderare i toni, l’uomo avrebbe invece rincarato la dose prendendosela anche con i militari, prima a parole, poi passando alle mani. Mentre veniva portato verso l’autoradio, il 36enne ha infatti provato a divincolarsi, colpendo uno dei carabinieri con una gomitata allo zigomo sinistro e continuando a cercare di fuggire con spinte e calci diretti ad altri militari, per essere infine arrestato.
La versione fornita ieri in tribunale dall’uomo, che ha accettato di rispondere alle domande, è però differente. Il 36enne ha infatti raccontato di essere intervenuto per sedare un litigio fra l’ex e la sua attuale compagna: quest’ultima, come affermato in aula dalla legale dell’imputato, l’avvocata Paola Brighi, si sarebbe anche rivolta al pronto soccorso dopo l’alterco con l’altra donna. Quanto alla gomitata al carabiniere, l’uomo ha dichiarato di non essersi accorto di nulla, e in ogni caso di non averlo colpito volontariamente, negando poi di essere stato ubriaco, ma solo «un po’ nervoso perché la mia ex aveva aggredito la mia ragazza». Il 36enne ha comunque ammesso di avere pronunciato «brutte parole» verso i militari, e anche di essersi rivolto ai testimoni con frasi dal sapore minaccioso, «perché facessero le cose nel modo giusto e dicessero la verità». Una versione non convincente per il pm di turno, il sostituto procuratore Stefano Stargiotti, che aveva chiesto di disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari.