Quasi 3 mesi fa le prime alluvioni, mentre dalla nomina del generale Figliuolo a commissario per la ricostruzione sono trascorsi 21 giorni: il tempo passa, eppure la maggior parte dei soldi stanziati dal Governo – circa 4,5 miliardi di euro – nelle casse dei Comuni flagellati non è ancora arrivata e la situazione sarebbe di stallo anche sul fronte dei ripristini, se non fossero state le stesse municipalità ad intervenire con la formula della “somma urgenza”, anticipando le risorse di tasca propria. A fare il punto della situazione è Nicola Pasi, sindaco di Fusignano e consigliere provinciale con deleghe a strade, pianificazione territoriale e ambiente.
C’è stato un cambio di passo con la nomina del commissario?
«Ce lo aspettiamo, così come ci aspettiamo coinvolgimento e le risorse promesse ai Comuni, che vanno preservati o rischiano di saltare, perché non sono strutturati in maniera tale da farcela da soli. E ci aspettiamo anche un aiuto operativo, un supporto tecnico nella progettazione di un territorio più forte».
Qual è lo stato attuale sul piano della viabilità?
«In pianura parliamo di un’area allagata vastissima. I punti più critici sono a Boncellino e Ca’ di Lugo, dove le strade provinciali sono saltate in prossimità delle rotture arginali. Gli interventi di ripristino della viabilità, in questo caso, saranno quindi successivi alla conclusione dei cantieri sugli argini. Invece via Gardizza, a Conselice, resta a disposizione dell’Unigrà per consentire all’azienda di accelerare sulla riapertura. Un intervento importante già avviato, invece, è quello di Prada, nel Faentino, dove erano saltati un ponte e due strade. Questa era stata individuata come una priorità: il cantiere è stato avviato a inizio luglio e entro agosto riusciremo a terminare e riaprire le strade».
Restano però alcune incognite sui danni effettivi patiti dal patrimonio stradale.
«La pianura poggia su terreno argilloso che, quando si bagna, si gonfia e si muove. I danni veri li vedremo sostanzialmente a fine estate».
E in collina?
«È una zona che andrà monitorata attentamente durante l’autunno e l’inverno: le frane non stanno ferme, la collina si muove ad ogni nuova pioggia. Per questo abbiamo collocato dei sensori, specialmente nelle zone più problematiche, che sono le frane di Casola Valsenio, verso Palazzuolo, e soprattutto San Cassiano, che ha un andamento molto verticale. Se notiamo degli spostamenti, possiamo adottare misure immediate di chiusura del traffico per consentire la messa in sicurezza».
In collina si guarda con apprensione all’autunno.
«Per ora abbiamo fatto un lavoro estivo, comunque impegnativo, come ad esempio liberare tutte le strade compromesse dalla frane. Senza contare la viabilità comunale e quella vicinale. E poi abbiamo già affidato studi geologici per capire come agire. In alcuni casi si potrebbero collocare palancole per fermare l’erosione sotterranea dei fiumi, che ha determinato diversi cedimenti. Procederemo sempre con l’approccio della somma urgenza con i primi interventi tampone, e anche qui lo faremo con un ordine di priorità: la provinciali 302 e 306 sono le due strade che disimpegnano le vallate, e anche la Monticino-Limisano che collega le due come alternativa. Dobbiamo fare in modo che questa rete non venga tranciata via completamente da una nuova frana».
Si è parlato molto di ripristino degli argini. In alcune zone, come sul Lamone a Faenza, si sta assistendo a una cancellazione pressoché totale della vegetazione.
«Gli interventi sugli argini sono in capo alla Regione, che agisce supportata da esperti. Quanto agli alberi, la mia idea è che i fiumi non siano uguali dalla sorgente alla foce e per la loro conformazione l’acqua andrebbe velocizzata a monte e rallentata a valle. Siamo consapevoli che la gestione del verde negli alvei è importante, ma non basta solo quello. E di fronte al mutamento climatico, se togliamo alberi in maniera indistinta non sono sicuro sicuro che risolveremo tutti i problemi».