Ravenna, palpeggia la collega mentre fa volontariato

RAVENNA. Con il cellulare appoggiato all’orecchio faceva finta di telefonare, ma nella realtà si sarebbe trattato solo di un mero espediente per non farsi notare, mentre furtivamente si avvicinava alla sua preda. Una ragazza giovane, a cui l’uomo avrebbe messo per due volte le mani sul pube, per poi addirittura afferrarla alla vita con l’intento di palpeggiarla. Ieri mattina il gip Andrea Galanti, su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Antonio Bartolozzi che ha condotto le indagini, ha disposto due misure cautelari nei confronti dell’uomo, un 60enne originario del Bolognese, ma residente nel Ravennate e dipendente dell’Ausl. La prima prevede l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la seconda il divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima.
Teatro della violenza sarebbe stato il luogo nel quale il 60enne e la giovane facevano volontariato come funzionari di pubblica assistenza. Una mattina di metà giungo di quest’anno la ragazza si trovava, essendo di turno come volontaria, all’interno della struttura. All’ora di pranzo sarebbe arrivato l’uomo che, vedendola, si sarebbe messo al cellulare. Fino a questo momento nulla di strano, se non fosse che - facendo finta di parlare - il 60enne avrebbe iniziato ad avvicinarsi alla ragazza senza farsi notare. Una volta arrivatole vicino avrebbe iniziato ad allungare le mani verso le sue parti intime. Una, due volte, facendo sobbalzare la giovane vittima che subito avrebbe tentato di allontanarsi. Alla vista del rifiuto l’uomo l’avrebbe afferrata per la vita tirandola a sé, ma per fortuna la ragazza sarebbe riuscita a liberarsi della stretta andando via.
Il giorno seguente il 60enne si sarebbe poi recato a casa della giovane, scusandosi con la madre per quanto accaduto. Ma al rifiuto di accettare quelle scuse, l’uomo avrebbe risposto negando tutto quanto.
La denuncia
Dell’episodio la giovane ravennate ha parlato prima di tutto con il responsabile del luogo dove entrambi fanno servizio di volontariato, il quale sarebbe poi andato a chiedere spiegazioni al diretto interessato. Ma completamente sotto choc per quanto accaduto, la sera la ragazza ha poi trovato la forza per parlarne alla madre, la quale dopo pochi giorni l’ha convinta a denunciare tutto alla polizia.
È da qui che sono scattate le indagini della squadra mobile, che dopo aver acquisito chat telefoniche e testimonianze delle colleghe di lavoro ha ricostruito un profilo di un soggetto temuto all’interno di quel servizio di pubblica assistenza proprio per i suoi atteggiamenti molesti.
Divieto di avvicinamento
L’indole di quell’uomo trova ampio spazio nell’ordinanza firmata dal giudice Galanti, nella quale viene sostanzialmente motivata la decisione di applicare le due misure cautelari in attesa del termine delle indagini. Le testimonianza raccolte dagli inquirenti tratteggiano infatti un 60enne molto “noto” tra le volontarie, per via dei suoi modi volgari e prepotenti nei confronti del sesso femminile.
Evidenti sarebbero i suoi «problemi nel contenere la smania di allungare le mani - scrive il gip -, facendo ricorso a viscidi strofinamenti e abbracci per palpeggiare le proprie prede». Il dubbio dei poliziotti è quindi che già in passato il 60enne potesse aver allungato le mani verso le colleghe, anche se l’uomo è incensurato e non è mai stato denunciato fino ad oggi per episodi analoghi. Tuttavia adesso dovrà rispondere dell’accusa di violenza sessuale, aggravata dall’abuso di potere della sua funzione. Entro dieci giorni comparirà davanti al gip con il suo legale, l’avvocato Riccarda Argelli, per l’interrogatorio di garanzia.

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