Ravenna, “paghetta” negata. Figlio accusato di tentata estorsione

Ravenna

RAVENNA. Altro che paghetta. A 27 anni pretendeva soldi dalla madre e dal compagno di lei, vessandoli con scampanellate al citofono di casa per costringerli a scendere in strada con i contanti. Di fronte al rifiuto partivano calci e pugni, che in due occasioni, per tutto il mese di aprile di un anno fa, hanno mietuto “vittime” tra le buchette delle lettere del condominio, il portone e il lampione del palazzo. L’esasperazione della famiglia ha portato alla denuncia del ragazzo, indagato per estorsione.

Un’accusa di non poco conto considerata la tipologia di reato, che prevede pene da 5 a 10 anni. Ma è per valutare meglio la cornice di quel comportamento, segnalato nell’aprile di un anno fa, che ieri il giudice per l’udienza preliminare Corrado Schiaretti ha invitato il difensore del giovane (l’avvocato Luca Orsini, ieri sostituito dal collega Laerte Cenni), a presentare un’istanza affinché il giudice tutelare disponga una procura speciale finalizzata a una perizia su eventuali disagi sofferti dal ragazzo. Il tutto, per stabilire, da un lato, se è imputabile; e dall’altro, se sono possibili percorsi di cura finalizzati a risolvere quei problemi con misure alternative e riabilitative.

Due gli episodi contestati dal sostituto procuratore Antonio Vincenzo Bartolozzi. Nel primo, avvenuto il 6 aprile 2019, la madre e il patrigno sarebbero scesi in strada per calmare il ragazzo, che si era attaccato al campanello. Quando si erano rifiutati di consegnargli i soldi richiesti, lui aveva staccato e gettato in strada la loro cassetta della posta, colpendo anche quelle degli altri condòmini e indirizzando alla fine i colpi anche contro il nuovo compagno della madre. Quasi due settimane, il 18 aprile, era ricapitato un episodio simile.
Con la denuncia erano scattate anche le procedure assistenziali, con la nomina di un amministratore di sostegno da parte dei Servizi Sociali. Ora una perizia potrebbe condizionare l’esito del processo. FED.S.

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