Ravenna, paga 70mila euro per salvare la figlia dalle minacce dell’ospite di casa

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Pensava di essersi messo in casa un giovane artigiano che stava attraversando un periodo di difficoltà economica. Si è ritrovato a convivere, ormai 90enne, con una persona capace di toccare i tasti giusti per convincerlo a scucire decine di migliaia di euro; sua figlia – l’unica rimasta all’anziano – è diventata bersaglio delle minacce che l’ospite non avrebbe esitato a proferire per quasi un anno per ottenere il denaro. Una estorsione divenuta routine, che ieri è costata a Gianluca Mitruccio, 39enne originario di Lecce, la condanna a 6 anni e 3 mesi con una multa di 6.500 euro.


Deceduto l’anziano

La vittima della vicenda giudiziaria che si è conclusa davanti al collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro) non ha fatto in tempo a vedere la conclusione del processo iniziato con la denuncia, sporta nel giugno del 2017. L’anziano è infatti deceduto a inizio ottobre. Così ieri come parte civile – assistita dall’avvocato Giovanna Gasdia dello studio Maglioni – c’era la figlia, per la quale è stata disposta una provvisionale di 50mila euro. Si tratta di una cifra che corrisponde a quanto – secondo l’accusa – sarebbe stato estorto al padre, tolti altri 20mila euro ritenuti frutto di iniziali prestiti consenzienti.


Prestiti e minacce

La generosità dell’anziano, d’altra parte, dev’essere stata colta fin dai primi momenti dal 39enne. Andando a denunciare il fatto ai carabinieri, accompagnato da un confidente, aveva raccontato di un apparente rapporto di amicizia con il ragazzo, poi degenerato. Lo aveva conosciuto quando l’anziano aveva avuto bisogno di un artigiano per svolgere alcuni lavori in casa. Gli aveva aperto le porte, ascoltandolo confidarsi riguardo presunti problemi economici. Il primo prestito sarebbe stato di 2.500 euro. Ottenuto quello, il ragazzo aveva sfruttato la disponibilità del 90enne ad accoglierlo. Quel denaro, non è mai tornato indietro. La scusa erano le difficoltà nel lavoro, per superare le quali il 39enne raccontava di avere bisogno di altro denaro. Una spirale senza fine, degenerata nelle minacce. Le intimidazioni avvenivano tra le mura di casa: l’imputato si sarebbe spinto fino a sorprendere il 90enne in camera da letto, tirandolo per un braccio, oppure scortandolo in banca o alle poste per effettuare i prelievi. Fatti raccontati dal vecchietto nel 2019 e ritenuti credibili dal gip Corrado Schiaretti.
Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Stefano Stargiotti hanno inoltre acquisito la meticolosa rendicontazione tenuta dall’anziano, con tanto di documentazione bancaria e cambiali per attestare le dazioni di denaro, sottoscritte dallo stesso imputato. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Dario Zauli, i prestiti non sarebbero stati ricostruiti in modo chiaro. Eppure dalle movimentazioni sarebbe emersa la palese differenza tra il tenore di vita del 90enne prima del 2016, e quello durato fino all’anno successivo, nel corso di un incubo di cui, per amor paterno, la figlia è venuta a conoscenza solo dopo la querela.

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