Ravenna, padre positivo: "Per 5 giorni nessuna quarantena"

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Era stato giudicato un “contatto occasionale” del padre, un 78enne risultato positivo al Covid lo scorso 25 novembre, salvo poi un cambio di rotta avvenuto solo tre giorni dopo. «Per fortuna che mi ero isolato e che ho tenuto mio figlio a casa da scuola». La storia raccontata da un ravennate, Renzo Gambi, dice molto delle difficoltà del tracciamento e anche dell’importanza dei comportamenti virtuosi dei cittadini sul fronte della pandemia.

Dopo la positività del padre, Gambi e il figlio che la mattina stessa e il giorno precedente avevano avuto un contatto con lui, decidono di isolarsi: «In accordo con il presidente dell’azienda per cui lavoro – racconta il ravennate –, mi allontano per precauzione ed insieme a mia moglie avvisiamo la scuola elementare frequentata da mio figlio. Ci preoccupiamo inoltre di portarlo a fare un tampone molecolare a pagamento al centro Saba di Ravenna (pagandolo 70 euro), per verificare il suo stato di salute senza attendere i tempi tecnici». La sera stessa «riceviamo l’esito, fortunatamente negativo, mentre mio padre viene invitato a fare un tampone molecolare, venerdì, che purtroppo dà esito positivo. La stessa mattina io acquisto un tampone antigenico in farmacia, che dà esito negativo». Il padre risponde al questionario ricevuto via mail fornendo i contatti in cui figurano anche la figlia e un altro nipote. «Con coscienza ci mettiamo tutti in “auto-quarantena”, in attesa di essere contattati dall’igiene pubblica, al fine di evitare di contagiare altre persone in caso di nostra sopraggiunta positività. Si fa lunedì mattina, i nostri figli sono a casa senza dad, perché viene attivata dalla scuola solo in presenza di provvedimento di quarantena, ma ancora nessuno dell’igiene pubblica ci ha contattato», dice Gambi che a quel punto telefona chiedendo lumi. «L’operatrice mi comunica che il contatto da noi avuto per loro è occasionale quindi per noi non è previsto alcun provvedimento di quarantena ma solo un tampone, proponendomi un appuntamento per eseguirlo a Ravenna dopo tre giorni». L’uomo riesce a farselo anticipare a lunedì, a Faenza. Esito negativo. Tutto a posto, sembrerebbe, tanto che Gambi si prepara a tornare al lavoro e ieri riporta il figlio a scuola. Davanti all’istituto, però, riceve una telefonata: «L’igiene pubblica mi contatta e l’operatrice mi comunica di aver ricevuto in carico solo oggi (ieri ndr.) il caso di mio padre e mi invia i provvedimenti di quarantena per me e mio figlio per poi contattare mia sorella ed inviarli anche a lei e suo figlio, in quanto dopo aver contattato mio padre sempre questa mattina, hanno stabilito che i nostri contatti non sono occasionali ma a rischio». Per cinque giorni, riassume insomma Gambi, «nessuno si è fatto sentire quindi se non ci fossimo preoccupati noi di chiuderci in casa, avremmo girato liberamente ed ora sia i miei colleghi di lavoro che i compagni di classe di mio figlio, oltre che tutte le altre persone frequentate in questi giorni, si troverebbero in serie difficoltà in attesa dell’esito dei nostri tamponi di fine quarantena, previsti il 2 dicembre per me ed il 5 per mio figlio». Il bimbo è ancora a casa senza dad, in attesa che la scuola si organizzi. «A me pare una follia. Il primo pensiero è “la prossima volta faccio finta di nulla”, ma non siamo quel tipo di persone, quindi rifaremmo tutto come stavolta, rimettendoci denaro, lavoro ed istruzione».

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