Ravenna, omaggio a Giovanni Frignani: ucciso alle Fosse Ardeatine
Il presidente del Consiglio comunale Massimo Cameliani ha partecipato alla cerimonia del 79° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, a Roma, per commemorare il ravennate Giovanni Frignani, tenente colonnello dei carabinieri tra le 335 vittime della terribile strage nazifascista, successivamente insignito della Medaglia d’oro al valor militare.
Alla cerimonia di commemorazione, a cui sono intervenuti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le massime autorità istituzionali, Cameliani ha deposto la corona del Comune di Ravenna sulla lapide di Frignani.
Proprio alla drammatica vicenda del carabiniere, medaglia d’oro al valor militare, è dedicato l’ultimo spettacolo della rassegna “Storie di Ravenna” di Ravenna Teatro che sarà portato sul palco del Rasi martedì 18 aprile alle 18,30. “L’uomo che arrestò Mussolini. La storia di Giovanni Frignani” è il titolo che vuole proprio ricordare che fu lui, il 25 luglio del 1943, ad arrestare il Duce.
La storia di Giovanni Frignani in breve
Era nato a Ravenna nel 1897. La sua vicenda, che attraversa alcuni dei momenti più drammatici della storia d’Italia, è raccontata dallo storico Alessandro Luparini nel libro “Ho servito come un buon soldato” edito dal Comune di Ravenna e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea. Volontario nella Grande Guerra, decorato con medaglia di bronzo al valor militare, Frignani passò in seguito all’Arma dei carabinieri arrivando al comando del gruppo interno di Roma col grado di tenente colonnello. Toccò a lui, dietro ordine del re Vittorio Emanuele III, il compito di arrestare Benito Mussolini nel pomeriggio del 25 luglio 1943; uno ‘sgarbo’ che il duce non gli avrebbe mai perdonato, giurandogli vendetta. Dopo l’armistizio dell’8 settembre e il disarmo imposto dai tedeschi all’Arma, Frignani, passato in clandestinità, fu tra i principali organizzatori e animatori del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri, una delle formazioni più attive nell’ambito della resistenza militare al nazifascismo, pagina fondamentale ma ancora troppo poco nota della nostra storia nazionale. Catturato dalla Gestapo il 23 gennaio 1944, fu rinchiuso nel carcere di via Tasso, a Roma, e sottoposto a terribili torture, ma non rivelò niente che potesse compromettere l’organizzazione clandestina. Due mesi dopo, il 24 marzo 1944 venne ucciso insieme ad altri 334 italiani alle Fosse Ardeatine, nella spaventosa rappresaglia ordinata dai nazisti per i fatti di via Rasella.