Ravenna, oltre all'energia rincari importanti su affitti e sanità

RAVENNA - Rispetto al settembre del 2022, le famiglie ravennati spendono in bollette il 143,2% in più. Significa che il budget per gas ed elettricità è più che raddoppiato. Il dato, seppur altissimo, è comunque piuttosto in linea con la media italiana (+135%). Ma ci sono alcune voci nel paniere Istat che vedono forti rincari in provincia e che portano l’inflazione locale ad essere tre punti più alta della media italiana. Gli affitti, ad esempio: a settembre del 2022 si spende il 7,4% in più mentre in Italia questa voce segna un indice tendenziale dell’1,5%. Anche il terzo elemento principale di uscita delle famiglie, ovvero la spesa alimentare, in provincia cresce maggiormente ù che altrove: +16,8%, tre punti percentuali in più della media italiana. Solo Macerata, Cosenza e Catania hanno un incremento più alto. Secondo l’unione consumatori una famiglia media a Ravenna spende 877 euro l’anno in in più per la spesa.

Anche curarsi a Ravenna sembra costare più che nel resto della Penisola: se in Italia l’inflazione per le spese mediche è ferma allo 0,8% a Ravenna è dieci volte superiore e sfonda l’8%. A pesare non sono tanto i servizi ambulatoriali e i farmaci quanto l’enorme aumento che, ormai da quattro mesi, segna la voce “servizi ospedalieri”: +25,7% contro una media italiana ferma allo 0,8%. Si tratta naturalmente di operazioni svolte in regime di sanità privata e che quindi impattano meno sul bilancio familiare. Tuttavia i rincari possono pesare in tutti quei casi in cui si necessiti di un’operazione chirurgica non garantita per vari motivi dalla sanità pubblica.

Ravenna va invece in controtendenza quando si parla di abbigliamento: l’incremento in questo caso è soltanto di mezzo punto mentre in Italia la crescita è del tre per cento. Il settore delle calzature è addirittura in deflazione da mesi in provincia: a settembre -4,4% ma i valori sono in negativo sin dall’inizio dell’anno. Il resto dell’abbigliamento invece rincara (+1,6%) ma anche in questo caso meno della media nazionale. Cresce invece di quasi due punti in più della media, toccando quota 4,6%, l’incremento annuo per la scuola dell’infanzia e quella primaria, è 2,4% l’aumento per la scuola secondaria (in Italia fermo allo 0,1%) mentre è in calo dello 0,4% la voce relativa alle spese universitarie. Rilevante l’aumento relativo al costo degli alberghi (+18,7%, sei punti in più dell’indice medio) e alla ristorazione (+7,9%, anche in questo caso superiore di quasi due punti alla media). Infine, un ultimo dato che può impattare sul bilancio familiare: la cura per gli animali e il giardinaggio, secondo l’Istat cresciuto in un anno dell’8,6% in provincia.

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