Ravenna, offese un deputato dopo il talk show. Assolto

Sentendo il parlamentare dire la sua in tv su energie rinnovabili e trivelle, tema assai caro ai ravennati, non si è risparmiato nell’esprimere il proprio disappunto e definirlo pubblicamente su Facebook con termini non certo idonei a instaurare una dialettica costruttiva. Gli ha dato del “c...ne e m...ccia stratosferica”. È così accaduto che quegli epiteti amplificati dal social network siano arrivati fino a Roma, agli occhi del diretto interessato, l’onorevole Vittorio Ferraresi. Dal posto di polizia di Montecitorio è partita la querela per diffamazione nei confronti del presunto commentatore, un ravennate di 40 anni. L’ha depositata il deputato pentastellato 33enne originario di Cento e residente a Finale Emilia, e fino al febbraio scorso sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia durante il Governo Conte. Il processo si è tenuto a Ravenna e si è concluso nei giorni scorsi con l’assoluzione. A giocare in favore dell’imputato è stata forse l’impossibilità di risalire con certezza all’indirizzo ip del computer dal quale fu pubblicato il commento. Questa una delle tesi difensive che il legale dell’uomo, l’avvocato Paolo Vecchi, ha sostenuto dopo aver ascoltato la richiesta di condanna da parte della Procura a 6 mesi oltre a 550 euro di multa.

La querela da Roma

I fatti risalgono all’ottobre del 2015. È di quel periodo l’apparizione di Ferraresi (all’epoca già eletto a Roma da un paio d’anni) in un talk televisivo su La7. Tema del dibattito, appunto, idrocarburi ed energie rinnovabili, tirando in ballo anche l’ambito dei giacimenti in mare. Il politico si sarebbe espresso dando la propria opinione sulle centrali a carbone. Evidentemente una posizione che si è scontrata con quella del telespettatore romagnolo, che sul social network – secondo quanto poi contestato – avrebbe condiviso con gli altri utenti le offese. Dalle prime fasi del processo, il politico si è costituito parte civile con l’avvocato Francesco Merolla del foro di Roma. Ma davanti al giudice monocratico Antonella Guidomei la difesa del 40enne – insistendo nel sostenere l’impossibilità di identificare con certezza l’autore del post diffamatorio e sollevando anche la questione di incompetenza territoriale del Tribunale giudicante – ha ottenuto l’assoluzione per insufficienza di prove. FED.S.

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