Ravenna, nuovi prelievi alla Berkan B: le analisi affidate a Venezia

RAVENNA. Proseguono i campionamenti delle acque nella pialassa del Piombone, all’interno e anche oltre le panne contenitive posizionate per arginare la fuoriuscita di sostanze inquinanti dal relitto parzialmente affondato della Berkan B. Ieri mattina sono stati effettuati nuovi prelievi in tutta l’area così come disposto dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Angela Scorza, che hanno aperto un fascicolo per inquinamento ambientale, abuso e omissione di atti d’ufficio. Gli ulteriori campioni prelevati sono stati inviati a Venezia, a un centro di analisi specializzato che approssimativamente in un paio di settimane potrebbe già dare i primi riscontri sullo stato delle acque. La Procura vuole cioè capire il livello di inquinamento dell’area e accertare se le sostanze individuate sono riconducibili a quelle fuoriuscite dal general cargo turco ormeggiato nella banchina dell’ex Tozzi. I sospetti sulla loro nocività sono alimentati dalle carcasse di diverse specie, in particolare pesci e gabbiani, rinvenute nelle vicinanze del relitto. A poca distanza e a ridosso dell’area naturalistica protetta popolata dai fenicotteri, sono invece stati individuati altri animali agonizzanti, con il piumaggio incatramato e zuppo di sostanze oleose.
L’inchiesta
Le indagini per il momento vedono quattro persone indagate: il presidente dell’Autorità portuale, Daniele Rossi, il segretario generale Paolo Ferrandino e il dirigente tecnico Fabio Maletti, oltre al proprietario dell’imbarcazione, titolare di una ditta individuale di recupero metallo. I dirigenti dell’Ente di via Antico Squero sono già stati sentiti in merito alla gestione del “caso Berkan B”.
Proprio lo scorso giugno Ap aveva svelato il calendario per arrivare alla rimozione e alla demolizione del relitto, annunciando la prossima uscita del bando per affidare i lavori e risolvere una volta per tutte il problema entro la fine dell’anno.
Per fare luce sulle responsabilità dei diversi soggetti coinvolti con la gestione dell’imbarcazione, lo scorso 5 luglio, gli inquirenti hanno effettuato anche un’ispezione nella sede di Autorità portuale, uscendo con diversi documenti sul caso. Quella era stata la seconda di una serie di ispezioni partite con il sequestro penale dell’imbarcazione, posto sotto sigilli la mattina del 3 luglio.
Ultimi interventi e il sequestro
Lo scafo del relitto si era spezzato in due il 5 marzo scorso. Ma la Berkan B rappresenta un problema per la pialassa del Piombone fin dal 2010. Nel 2016 una società si era aggiudicata l’asta giudiziaria che la riguardava e dopo poche settimane l’aveva a un’altra società che a sua volta l’aveva ceduta a un altro soggetto. Nel 2018 un sopralluogo dell’Ausl aveva fatto emergere numerose violazioni in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, che aveva portato al sequestro preventivo. Nel febbraio di quest’anno Autorità portuale era intervenuta per limitare la fuoriuscita di sostanze oleose, ma immediatamente prima che si completassero le operazioni di messa in sicurezza, il relitto era affondato. La contaminazione, seppure contenuta (come dichiarato da Ap) aveva comunque interessato uno specchio d’acqua che per quanto ristretto appartiene al bacino della pialassa. Un fattore che potrebbe essere determinante alla luce della contestazione del reato di inquinamento ambientale.

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