Ravenna, non solo nutrie da abbattere: anche le volpi finiscono nel mirino

Circa 10mila nutrie ogni anno: questo è il numero dei capi abbattuti nel Ravennate nell’ambito del piano di controllo della Regione. E proprio in questi giorni in Provincia è stato approvato un accordo con l’Atc (l’Ambito territoriale di caccia) per finanziare l’attività venatoria di controllo non solo delle nutrie ma di tutte quelle che vengono definite “specie fossorie”. Ovvero gli animali che, scavando lungo gli argini, secondo i tecnici mettono a rischio la sicurezza idraulica del territorio. Tra queste vige in provincia il piano di controllo per nutria e volpe ma è all’oggetto uno studio, disposto dalla Regione, per capire la diffusione sul territorio di istrice e tasso. Mammiferi per i quali, al momento, è previsto un piano soltanto per la provincia di Modena. La Regione ha messo a disposizione, in un atto risalente allo scorso anno, un milione di euro per il biennio 2021 e 2022. I fondi vengono distribuiti alle Province in base ai chilometri di argini con un forfait di circa 225 euro a chilometro. Per l’anno in corso a Ravenna arriverà un totale di 76.211 euro a dare copertura all’accordo tra Provincia e Atc. Soldi che serviranno all’acquisto del necessario per la cattura, lo smaltimento delle carcasse e i rimborsi chilometrici. In provincia di Ravenna il fondo interessa soprattutto la caccia alla nutria. «La consuetudine della specie di scavare gallerie e tane ipogee con sviluppo lineare anche di diversi metri può compromettere la tenuta delle arginature di corsi d’acqua naturali, di canali di irrigazione e di scolo e bacini artificiali, in particolare in occasione di piene», scrivono i tecnici della Regione. Il piano di controllo della nutria in provincia vedeva abbattuti fino al 2012 una media di circa 5mila capi l’anno. Poi il dato si è abbassato nell’interregno del passaggio di competenze sul tema tra Province e Regioni ma nel trienno 2017-2020 è salito e il numero delle soppressioni è raddoppiato. All’abbattimento, dice l’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) non c’è al momento alternativa: in sostanza i tecnici ritengono che le nutrie siano troppe per essere sterilizzate, una misura che richiederebbe costi molto elevati che soprattutto avrebbe effetti molto lontani nel tempo. Alle nutrie si aggiunge, a Ravenna, il controllo della volpe. In questo caso il problema delle tane si accompagna a quello della protezione degli allevamenti. I numeri del prelievo delle volpi sono molto più piccoli di quelli del “castorino”: si parla di un massimo di 500 esemplari l’anno su un totale regionale di 6.150. La Regione, come accennato, sta inoltre ragionando sulla diffusione di tasso e istrice nel territorio: l’8 novembre scorso ha affidato uno studio dal momento che la presenza dei due animali «interessa tutte le province regionali e appare in espansione, viste le segnalazioni relative alla loro presenza in terrapieni stradali, ferroviari o ancora arginature di varia tipologia». Nel Modenese le loro tane furono additate tra le cause del cedimento del fiume Secchia del 2014 e del Panaro del 2020. Per questo in quella provincia c’è un piano di controllo che ne prevede la cattura ma non l’uccisione, con intere colonie di animali che vengono trasferite. Resta da vedere se in futuro sarà necessario procedere così anche nel Ravennate.

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