Ravenna: niente green pass, lavoratrice allontanata querela manager

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Sprovvista di green pass, ha preteso di entrare nel negozio in cui lavorava come rappresentante di elettrodomestici, convinta che il referto negativo del tampone avrebbe sostituito il certificato verde dimenticato il giorno prima in un altro supermercato nel quale aveva preso servizio. Bloccata prima dalla guardia all’ingresso poi dal direttore del punto vendita, è stata allontanata dai carabinieri, che per placare le sue insistenza l’hanno invitata a sporgere querela. Cinzia Pasi, candidata alla Camera dei deputati alle ultime elezioni tra le fila di Italexit, li ha presi in parola: dopo avere perso il posto di lavoro come promoter, ha denunciato il direttore del centro commerciale ravennate per violenza privata. Il suo esposto approderà a breve davanti al giudice per le indagini preliminari ma, suo malgrado, accompagnato dalla richiesta di archiviazione della Procura.

Chiamati i carabinieri

Non deve essere passata inosservata la discussione andata in scena lo scorso 12 febbraio all’entrata di un noto negozio di via Faentina. Stando a quanto dichiarato dalla Pasi, quella mattina si sarebbe presentata come di consueto intorno alle 10, trovandosi tuttavia la strada sbarrata prima dall’addetto alla vigilanza, poi dal responsabile del negozio. Era stato quest’ultimo a chiamare i carabinieri, segnalando che lavoratrice pretendeva di entrare senza green pass contro la sua volontà. Giunta sul posto, la pattuglia – stando alla denuncia della rappresentante – non aveva voluto sentire ragioni. Bocciato il referto negativo come alternativa al Qr code, ma anche lo scontrino della farmacia forlivese nella quale il giorno prima la lavoratrice si era recata, i militari si sarebbero anzi visti costretti a ricordarle che in caso di resistenza a un pubblico ufficiale è previsto l’arresto. Circostanza a sua volta rimarcata dalla lavoratrice, che descrivendo in denuncia «gli sguardi incuriositi dei clienti» ha lamentato di essere stata «trattata come una malvivente».

Alla Pasi non è rimasto altro da fare che ripiegare. Tornare a Forlì, riprendere il green pass e ripresentarsi in via Faentina, dove, alle 14 è entrata in servizio. Il ritardo – dice – non solo le è costato il pagamento di mezza giornata di lavoro; contattata dai vertici dell’agenzia, si è vista revocare pure tutti i turni al punto vendita ravennate.

Chiesta l’archiviazione

Fin qui le ragioni dell’ex candidata, che non a caso a ridosso del voto, lo scorso settembre parlava di «mettere una croce sopra» a «green pass per andare al lavoro, obbligo vaccinale e sanitari sospesi». Fatte le dovute valutazioni, il sostituto procuratore Silvia Ziniti ha chiesto l’archiviazione per il direttore della centro commerciale (assistito dall’avvocato Giacomo Scudellari) rilevando «che l’intento dell’indagato è stato unicamente quello di far rispettare le normative emanate al fine di contrastare la diffusione dell’epidemia di Covid19». Dunque, continua, «il fatto non sussiste a prescindere da ogni altra considerazione» poiché manca «l’elemento soggettivo del reato», cioè volontà di commettere un reato e ledere il diritto della lavoratrice.

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