Ravenna, nascere durante la pandemia. Padri lontani

RAVENNA. Chi nasce in questi giorni si sentirà molto probabilmente raccontare dai genitori le restrizioni a cui erano costretti in quei giorni e l’arrivo di un virus che aveva sconvolto la quotidianità in tutto il mondo. Ai figli le madri racconteranno che il padre ha potuto assistere al parto e al travaglio, ma non è potuto rimanere di più accanto alla compagna. Si nasce un po’ più soli del solito, insomma.

Padri subito a casa
Le restrizioni che valgono per tutti i reparti ospedalieri sono applicate naturalmente anche nelle corsie di Ostetricia e Ginecologia, dove le nuove vite vengono al mondo. Limitazioni che non fanno eccezioni per nessuno, se non per il padre ma soltanto per un periodo ben definito: quello del travaglio e del parto. Il tempo di vedere il volto del neonato e supportare la mamma, poi anche lui deve rincasare. Se ne riparla dopo un paio di giorni quando, a meno di particolari necessità, può tornare a prendere compagnia e bebè. Non ci sono troppe proteste e del resto in linea di massima si prende atto che le limitazioni sono prese per tutelare tutti: nascituro, mamma, operatori sanitari. Di certo le madri nove mesi fa si aspettavano tutto un altro percorso: il sostegno dei genitori, il saluto degli amici. Tutto rinviato a quando ci si potrà di nuovo abbracciare. Così i bimbi appena nati saranno probabilmente la prima – e si spera ultima – generazione che deve aspettare un po’, per decreto, prima di conoscere nonni e zii. La rivoluzione però non è stata solo in corsia. Anche chi sta affrontando in questo momento il percorso che porterà al parto è diventato accidentato.

Le altre limitazioni
I corsi pre-parto, che si frequentano solitamente a partire dal sesto mese di gravidanza, ad esempio, sono interrotti e ancora non sono stati sostituiti da lezioni virtuali. Si aspetta di capire quanto durerà ancora il lockdown ma al momento le lezioni non sono state sostituite con altri strumenti. Continua invece ad operare a distanza il Centro per le Famiglie di Ravenna, Cervia e Russi che dà un supporto telefonico a chi ne dovesse avere bisogno. Il centro continua così la sua attività di ascolto individuale, o di coppia, con particolare attenzione ai primi mille giorni di vita del bambino. Al posto degli incontri, pediatri psicologi e operatori ascoltano al telefono i dubbi dei genitori. Garantite naturalmente le visite delle donne in gravidanza, sebbene con molte attenzioni. Più difficoltoso è invece l’approvvigionamento di vestiti, seggiolini, culle: alcuni negozi si sono organizzati con la consegna a domicilio ma molti sono chiusi. E con le limitazioni alla circolazione anche ricorrere ad amici e parenti per farsi dare una mano è molto difficile.

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