Ravenna, nasce l'idea di un "open day" per le visite sportive: "E' tempo di aiutare nostri ragazzi "

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Prima il covid, poi la lunga attesa per tornare a praticare il proprio sport preferito. Tra le innumerevoli limitazioni che la pandemia impone ai giovani, c’è anche quella delle lungaggini per ottenere una visita medico sportiva, indispensabile per ricominciare a fare attività dopo aver contratto il virus. Il problema riguarda tanti giovanissimi atleti e, di fronte ad attese che possono essere anche di mesi, Alessandro Zauli, allenatore di calcio di grande esperienza, lancia l’idea di organizzare giornate interamente dedicate alle visite medico sportive. «Molti ragazzi – spiega Zauli – stanno abbandonando silenziosamente lo sport nel completo disinteresse di istituzioni, federazioni e quant'altro. Uno dei motivi è che dopo la positività da Covid devono risostenere la visita medico sportiva, senza la quale non possono riprendere l'attività. Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) un genitore mi ha comunicato che suo figlio non potrà tornare a fare parte della squadra prima di aprile. Non è riuscito a trovare un appuntamento per la visita necessaria e suo figlio rimarrà a casa per settimane anziché raggiungerci al campo e divertirsi con i suoi compagni. Ovviamente essendoci molta richiesta non si trova posto se non fra uno o due mesi costringendo i ragazzi all’inattività. Invece di scrivere al ministro della Salute, propongo una cosa più pratica. Si dovrebbe organizzare, come già è stato fatto per i vaccini, una o più giornate dedicate a visite mediche sportive per i ragazzi che ne hanno bisogno, senza appuntamento con accesso diretto. Possibilmente con un prezzo calmierato viste le tante difficoltà economiche delle famiglie. Sarebbe una maniera concreta di far vedere ai ragazzi che lo Stato una volta tanto si ricorda di loro; dopo avergli negato di tutto in maniera indecente in questi due anni almeno sarebbe un segnale».

Riavvicinare allo sport

«I tempi per la visita della medicina sportiva – dice Giorgio Bottaro, un manager sportivo di lungo corso e figura di riferimento per la pallavolo e il basket ravennati – sono molto dilatati e rappresentano un problema per i giovani atleti che, dopo aver superato il Covid, smaniano per tornare in gruppo ad allenarsi. Servono soluzioni praticabili per abbattere le lunghe attese che creano ansia e frustrazione nei giovani. Organizzare degli open day può essere una buona idea, ma bisogna vedere se ci sono abbastanza medici specialisti sul territorio. Comprendo però l’ansia di un giovane che desidera tornare al più presto a fare sport con i propri compagni». Bottaro spiega che, oltre ad avere ripercussioni sulle attività dei settori giovanili, la pandemia ha allontanato la gente dal rito della partita allo stadio o al palazzetto: «È un problema che riguarda tutte le discipline sportive – conclude –. Il pubblico non è più tornato a vivere gli impianti come era abituato a fare prima del Covid. Oggi c’è chi preferisce fare altro mentre una volta era sempre sugli spalti; ora la nostra sfida è avvicinare di nuovo le persone. Ragionamento analogo va fatto per i bambini e i ragazzi; chi si è allontanato deve recuperare entusiasmo perché lo sport dà benessere fisico e psicologico. Dobbiamo tornare a essere accattivanti».

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