Dopo il crollo dei matrimoni del 2020 a causa della pandemia, il 2021 ha visto una ripresa delle persone convolate a nozze. Si sa già che il trend è continuato e si è consolidato lo scorso anno, ma l’Istat invia i dati sulle nozze con un anno di differita. Gli ultimi disponibili, pubblicati pochi giorni fa, rivelano comunque che nel 2021 i numeri erano già tornati ad essere pari a quelli del 2019, anzi qualcosina di più: in provincia 1.114 “sì” contro i 1.113 di due anni prima. In mezzo, il terribile 2020 che ha portato tante persone a rinunciare al rito: solo 728 matrimoni celebrati nell’anno dello scoppio della pandemia. Sembra esserci anche un leggero recupero delle nozze religiose rispetto ai riti civili che restano comunque nettamente prevalenti. Le coppie che hanno scelto di sugellare la loro unione in chiesa sono state il 25,9% del totale contro il 19,6% del 2020. Questo recupero potrebbe però essere correlato proprio allo stop imposto dal coronavirus dato che le cerimonie civili sono in linea di massima più snelle rispetto a quelle religiose e quindi più facilmente gestibili. A lungo, poi, le chiese sono rimaste chiuse per via delle misure di contenimento e gli sposi che prediligevano l’altare hanno rinviato la cerimonia a tempi migliori. Di recente però, il vescovo di Ravenna Lorenzo Ghizzoni ha confermato la tendenza ad un ritorno del matrimonio in chiesa. Resta da vedere se i dati Istat relativi al 2022 confermeranno questa impressione.
L’analisi territoriale intanto mostra un solo comune in cui i matrimoni religioso sono prevalenti rispetto a quelli civili: Brisighella. A Ravenna, dove il sorpasso dei municipi sulle chiese risale ormai al 2004, si sono contate 74 cerimonie davanti al prete e 353 celebrate dal sindaco o suoi delegati. Limitando l’analisi ai comuni principali del territorio si contano 89 matrimoni a Lugo 89 (21 in chiesa e 68 in municipio), 162 a Faenza (rispettivamente 61 e 101), 70 a Bagnacavallo (19 e 51) e 94 a Cervia (21 e 73). A contribuire a questa maggiore scelta dei riti civili sono in parte anche le location messe a disposizione della città: non più solo i saloni delle residenze comunali ma anche altri spazi a disposizione. A Ravenna ci si può sposare ad esempio alla Classense, al Mar o scegliere il fascino della Domus dei Tappeti di Pietra. Russi ha aperto agli sposi il Palazzo San Giacomo, Cervia il Magazzino del Sale o la Torre di San Michele. Insomma, se un tempo la chiesa era premiata anche per il lato estetico oltre che per la fede, ora i matrimoni civili hanno appeal anche sotto questo punto di vista. Così a Ravenna, in 17 anni il totale dei matrimoni è passato da 1.270 a 1.114 (-12%) ma nello stesso tempo le unioni in chiesa sono diminuite di oltre il 50% mentre Palazzo Merlato ha visto aumentare gli sposi che salgono la sua gradinata del 22%.