Ravenna, marijuana nell'appartamento in fiamme. Assolti

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Stavano dormendo tutti e non si erano accorti che la casa andava a fuoco. A svegliarli bussando ripetutamente alla porta, il 2 luglio dell’anno scorso, furono i vigili del fuoco, che una volta entrati spensero rapidamente l’incendio divampato dalla cucina, e propagato tra divano e salotto. Presto però si sono presentati gli “effetti collaterali” del salvataggio. Perché ad avere la meglio sulla puzza di bruciato è stato il forte odore di marijuana. Infatti, nel corso del successivo sopralluogo eseguito dai carabinieri, si è scoperto che dentro l’armadio c’era una piantina, con tanto di impianto per agevolarne la crescita. Sono poi sbucati anche tre vasetti con foglie già essiccate e altri due germogli in crescita. E’ stato un dettaglio che è costato l’arresto per tutti e tre, padrona di casa, compagno e un amico ospitato dalla coppia. Finiti a processo con l’accusa di coltivazione abusiva di sostanze stupefacenti sono stati però assolti dal giudice Andrea Chibelli.

In difesa della padrona di casa, l’avvocato riminese Marco Angelini aveva sostenuto che la ragazza (incensurata) soffrisse di una patologia alleviata proprio con l’uso terapeutico di cannabis. Inoltre ha puntualizzato che le piantine fossero ricavate da semi che la ragazza aveva legalmente ottenuto, in parte acquistati in parte regalati. Oltretutto, durante il sopralluogo la pianta era stata tagliata, alterando in questo modo - così ha sostenuto il legale - la prova della coltivazione. Da qui la richiesta di assoluzione, alla quale si è associata anche l’avvocato Maria Gandolfo in difesa degli altri due imputati.

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