Avevano le migliori intenzioni: salvare la vita agli animali nell’allevamento alluvionato. Quanto al metodo, ecco…qualcosa è andato storto. Nei fatti, il tentativo di fare uscire clandestinamente decine di suini da giorni rimasti all’interno della porcilaia allagata, si è trasformato in una rocambolesca evasione dall’epilogo opposto a quello desiderato. I maiali in fuga, terrorizzati, non hanno trovato praterie in fiore, ma altra acqua oltre i cancelli forzati. E quelli fatti salire su zattere improvvisate con pallet recuperati dallo stabilimento si sono inevitabilmente ribaltati, annegando. Il risultato del raid animalista avvenuto lo scorso 21 maggio allo stabilimento Martini di Villanova di Bagnacavallo è ora al centro di un fascicolo aperto in Procura che vede quattro persone indagate per violazione di domicilio e uccisione di animali.
L’allarme sul gruppo Facebook
Erano i giorni che seguivano l’alluvione del 16 maggio scorso, con i fiumi che via via, dal Faentino, tenevano sotto scacco la Bassa Romagna. La situazione dello stabilimento era in effetti critica. Tutti i capannoni allagati, i più piccoli fra i suini presenti erano già annegati. Gli adulti, da giorni erano senza cibo, immersi nell’acqua fredda. L’azienda stessa pare avesse già preso contatti con Ausl, Protezione civile e vigili del fuoco per organizzare un trasferimento degli esemplari superstiti. Ad anticiparla, tuttavia, ci pensa una pagina Facebook, “Sos animali alluvionati – esondazioni in Emilia Romagna”; qui viene condiviso un post datato 20 maggio, “Aiuto! la porcilaia della via Aguta ha più di 5mila maiali che stanno morendo allagati. Si sentono le urla, abbiamo contattato la Protezione civile ma sono prima occupati a salvare famiglie. C è un metro di acqua servono mezzi urgentemente! Vi prego diffondete”. Un altro utente aggiorna il gruppo e informa: “I ragazzi delle squadre sono andati ieri ma l’allevatore non ha voluto che entrassero. Domani vedremo”.
Operazione naufragata
Quel che accade, dopo l’appello, è contenuto nella denuncia presentata dall’azienda. Il 21 maggio un gruppetto di quattro persone rompe le catene dei cancelli e si introduce nell’allevamento dirigendosi verso gli stalli. Qui aprono le porte per fare uscire gli animali. La scena viene ripresa dagli stessi attivisti e finisce per alcune ore sulla pagina social nella quale era stato diramato l’sos: i maiali fuggono dagli stalli ma si ritrovano presto ammassati nei corridoi della porcilaia, terrorizzati. All’esterno, l’acqua alta persiste, forse ancor peggio. Uno dei quattro aspiranti soccorritori prende un suino per le orecchie e prova a farlo salire su un pallet, che – come prevedibile – cede sotto il peso dell’animale, facendolo così annegare.
Nel trambusto, l’azienda chiama i carabinieri, che giunti sul posto identificano i quattro volontari. Inevitabile la trasmissione degli atti alla Procura, che ha portato all’apertura dell’inchiesta ora coordinata dal sostituto procuratore Angela Scorza. Lecito ipotizzare che gli accertamenti in corso cerchino di capire quanti animali siano morti durante la rocambolesca operazione e se proprio quegli stessi esemplari avessero altre chance. Nel frattempo i video in rete sono stati rimossi. Sempre sulla stessa pagina social si chiede clemenza per i quattro indagati, che già l’indomani si sono rimessi all’opera – si legge – “dopo tutto il casino”. Niente più maiali ma gatti salvati, informa una moderatrice del gruppo, “che è la cosa che sanno fare meglio”.
Nella storia della stupidità, lo storico Carlo Maria Cipolla sottolineava un aspetto che colpisce particolarmente: il numero degli stupidi è sempre superiore alle aspettative, anche quelle più pessimistiche.