Ravenna, lite tra avvocati in aula: "Ti riduco in sedia a rotelle"

Ravenna

Al posto degli auguri di Natale, ha “salutato” il collega congedandosi con una minaccia: «Ti metto su una sedia a rotelle». Una frase di per sé grave, per di più pronunciata paradossalmente all’interno del tribunale di Ravenna, addirittura da un “uomo di legge”. A lasciarsi andare con le parole sarebbe stato infatti un avvocato bolognese, rivolgendosi a un civilista del foro bizantino, difensore della controparte nell’ambito di un processo civile. Non stiamo parlando di una causa scottante, bensì di un contenzioso piuttosto banale per un importo decisamente irrisorio. Tant’è che lo stesso destinatario dell’intimidazione non sa spiegarsi le ragioni di tanto astio.

Il secondo incontro

L’episodio, avvenuto il 14 dicembre scorso, sarebbe potuto passare in sordina, se non ci fosse stata una seconda “puntata” la settimana scorsa, quando, incontrando nuovamente in udienza il “rivale” ravennate, il legale felsineo lo avrebbe prima invitato a uscire dall’aula per poi replicare di fronte al rifiuto del collega: «Non ti preoccupare, tanto stavolta non ti faccio nulla».

Ad ascoltare quest’ultima espressione infelice, stavolta, c’erano però una guardia giurata e l’avvocato penalista Maria Grazia Russo, che ora sta valutando insieme al destinatario della minaccia se sporgere denuncia.

Paura ai tornelli del palazzo

Per il momento, nero su bianco, rimane l’annotazione di metà dicembre, il giorno della promessa minatoria. Era accaduto intorno alle 13. Ai tornelli erano intervenuti pure due ispettori di polizia giudiziaria, chiamati non appena l’avvocato ravennate, particolarmente turbato per la frase appena proferita nei suoi confronti, aveva chiesto aiuto alle guardie del servizio di vigilanza. Si era rifugiato all’interno della guardiania, seguendo poi con lo sguardo il collega uscire e trattenersi nei pressi del parcheggio come per attenderlo fuori. Di lì a poco se n’era andato, ripresentandosi solo la settimana successiva, quando l’ultima udienza ha fornito l’occasione per tentare un nuovo confronto. Stavolta, però, di fronte alle divise.

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