Ravenna, lavoratori del pronto soccorso sotto stress

RAVENNA - Carichi di lavoro eccessivo, poca autonomia e diverse difficoltà nelle relazioni con chi li dirige: sono queste in sostanza le lamentele che medici, infermieri e operatori socio sanitari dei tre pronto soccorso ravennati hanno sottolineato in un’indagine interna che l’Ausl ha svolto nei mesi scorsi in un’ottica del miglioramento del servizio e delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Le risposte date dalle tre categorie professionali che portano avanti il lavoro ospedaliero si discosta poco tra Ravenna, Faenza e Lugo. Emerge una forte pressione sui sanitari, costretti a un impegno percepito come «particolarmente elevato, sia in relazione alla quantità che alle tempistiche nelle quali svolgere l’attività lavorativa». Parola dei medici, mentre infermieri e oss lamentano «pressioni per lavorare oltre il proprio orario». I questionari sono stati condotti in maniera anonima. A Ravenna ha risposto il 51,3% del personale, a Faenza si è raggiunto il 93%, a Lugo il 69%. In totale hanno risposto 37 medici, 88 infermieri e 55 oss. Un campione significativo che dipinge le difficoltà nel lavorare nei reparti di emergenza. I rapporti con i colleghi sono spesso conflittuali se è vero che tutte le categorie professionali lamentano «relazioni tese all’interno dell’equipe» e sovente infermieri e oss rilevano «atteggiamenti scortesi e prepotenti». Viene inoltre sottolineata una «forte difficoltà nel fare affidamento nel proprio coordinatore» e si lamenta «poca chiarezza nei compiti assegnati e nelle responsabilità riguardo il proprio ruolo». Il tutto va contestualizzato in una fase storica in cui la scarsità del personale a fronte dei tanti accessi al pronto soccorso, non sempre giustificati dall’urgenza, fa sì che questi reparti siano caratterizzati da forti difficoltà. Tanto che si trovano sempre meno medici disposti a lavorare in quest’ambito, preferendo orientarsi verso altri percorsi professionali. Il livello di stress da lavoro che emerge dall’indagine è così riassunto: a Ravenna “medio alto” per i medici e “alto” per infermieri e Oss, a Faenza rispettivamente “medio” per le prime due categorie e “alto” per gli operatori socio sanitari; a Lugo “alto” per i camici bianchi, “medio-alto” per gli infermieri e alto per gli operatori socio sanitari. La situazione – al di là delle sfumature che mostrano come il pronto soccorso manfredo sia quello con una percezione relativamente più bassa dello stress dei dipendenti – richiede correttivi. Il primo rimedio proposto dall’Ausl, utile a ridurre il carico dei lavori sul pronto soccorso, è l’ampliamento dei cosiddetti percorsi di “fast track”, ovvero quella procedura per la quale l’infermiere al triage invia direttamente al reparto ospedaliero competente, senza passaggio dal pronto soccorso, il paziente che presenta traumi minori. L’azienda sanitaria dovrà però aggiornare i percorsi con un ampliamento delle fasce orarie e della tipologia di disciplina; si prevedono poi azioni di contenimento ai tempi di attesa di un posto letto in reparto e il completamento dell’inserimento della figura del bed manager, la figura che gestisce il percorso del paziente all’interno dell’ospedale, in tutta l’Ausl Romagna. Tutte azioni finalizzate anche ad un alleggerimento della pressione sui professionisti del pronto soccorso, oltre che ad un miglioramento della risposta ospedaliera nei confronti dell’utenza. Ci sono poi alcune misure volte ad un miglioramento delle competenze del personale: specializzazione della formazione per i neoassunti, aggiornamento per gli «operatori senior sia del comparto sia della dirigenza» e una formazione specifica da svolgersi individualmente o a gruppi per migliorare le relazioni di equipe sia tra pari sia tra varie figure professionali. Per limitare il turn over che caratterizza il pronto soccorso, con medici e infermieri che cambiano ambito appena è loro possibile, l’Ausl vuole assegnare il personale neoassunto «mediante un tirocinio professionalizzante ad elevata formazione specialistica» maturato nell’ambito dell’emergenza/urgenza. Una misura che permetterebbe di puntare sui criteri motivazionali: chi lavora in pronto soccorso, in questo modo, lo avrà scelto addestrandosi in tal senso. Un team di professionisti specializzati nella comunicazione potrebbe essere utilizzato per migliorare il rapporto tra pazienti e operatori. Infine, il punto forse più importante: la ridistribuzione della dotazione organica nell’ottica dell’area emergenza e urgenza. Ma per quest’ultima azione bisognerà attendere le direttive regionali e nazionali.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui