Ravenna, la tragedia in A14. Il motto di Silvestrone: "Se puoi sognarlo, puoi farlo"

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«Tennista paralimpico, avvocato, pianista, figlio, marito, papà di tre piccole meraviglie, vulcanico, imprevedibile e in guerra contro la sclerosi multipla». Si descriveva così sul profilo Twitter, Andrea Silvestrone. Un profilo che del padre 49enne scomparso tragicamente ieri con due dei suoi tre figli raccontava quella che era una sua seconda vita. Una vita vissuta lontano da Ravenna dove era cresciuto frequentando il liceo Scientifico Oriani prima di intraprendere gli studi di Legge. Nel 2001 diventerà avvocato, poi - improvvisamente - dopo dieci anni in cui esercita la professione la sua vita (anche professionale) esce dai binari della tranquillità. I problemi di salute ne minano la stabilità interiore e decide di ripartire lontano dalla Romagna dove conosce la madre dei suoi futuri amati bambini. La malattia gli cambia la vita, ma gli rafforza l’animo. In Abruzzo diventa un esempio per molti, non solo per chi è costretto ancor giovane ad affrontare una malattia invalidante. «Ringrazio la vita, quello che mi dà e molto di più di quello che mi ha tolto» ripeteva spesso. Il suo motto diventa “Se puoi sognarlo, puoi farlo” e lo ripete spesso soprattutto ai tanti giovani delle scuole che spesso va a trovare per raccontare la sua esperienza. Non si perde d’animo nemmeno quando subentra un'altra patologia, anche questa affrontata con grande dignità e ottimismo: «Non mi sono mai chiesto perché a me - diceva raccontandosi - e quando i medici mi dissero della seconda malattia risposi che per fortuna era venuta a me. Essendo molto simile alla sclerosi, ho pensato: meglio a me, che già sono sulla sedia a rotelle ,che a un'altra persona normodotata». Dopo i successi col tennis in sedia a rotelle e il sogno sfiorato di partecipare alle paralimpiadi di Tokio, nel 2022 arriva anche la laurea ad honorem. «Sono un grande collezionista - diceva - colleziono attimi. E ringrazio la vita che mi ha dato tanto, molto più di quello che mi ha tolto».

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