Ravenna, la teste confessa: "C'ero io alla guida, non un extracomunitario". Amica assolta

La verità, su chi veramente fosse alla guida dell’auto finita fuori strada, è venuta a galla durante il processo, o meglio, alla fine, proprio prima della sentenza. Non era un fantomatico extracomunitario conosciuto la sera stessa, che dopo l’incidente se l’era data a gambe levate. Quel misterioso conducente non era mai esistito. Non era nemmeno la proprietaria della vettura, ieri accusata di guida in stato di ebbrezza. Era invece l’amica, che sentita in aula prima della discussione ha ammesso le proprie responsabilità per quanto accaduto quella notte del 20 giugno 2021. La sua deposizione è stata interrotta non appena il giudice Roberta Bailetti ha ravvisato profili di reato, e potrebbe ora portare alla trasmissione degli atti in Procura. L’imputata, invece, è stata assolta per non aver commesso il fatto. Così aveva chiesto l’avvocato Giorgia Montanari, ma anche lo stesso vice procuratore onorario Adolfo Fabiani, dopo avere sentito la “confessione” della teste.

Il conducente inventato

Stando a quanto emerso durante il dibattimento, le due amiche - di 23 e 26 anni - avevano fatto serata a Milano Marittima. Era passata la mezzanotte quando erano uscite da un locale per salire in auto e dirigersi verso Ravenna. In pochi minuti erano giunte sull’Adriatica, ma non prima di essersi scambiate alla guida della Volkswagen. Non era bastato per evitare l’incidente: l’utilitaria era volata fuori strada, ribaltandosi. Nessuna delle due si era fatta male seriamente. Ma consapevoli che sarebbero finite nei guai qualora le avessero sottoposte all’etilometro, si erano inventate la storia del misterioso conducente tunisino fuggito. L’alcoltest, d’altra parte, non aveva mentito: la figlia della proprietaria dell’auto, neopatentata, era risultata positiva con 1,16 g/l, e allo stesso modo anche l’amica aveva superato il limite consentito. Circa un mese dopo i fatti, temendo le conseguenze di quella bugia, si erano recate entrambe al comando della polizia locale di Cervia per correggere le dichiarazioni rese nell’immediatezza dei fatti. In quella circostanza era stata proprio la 26enne ad ammettere di essersi seduta sul lato conducente al momento del sinistro. Una sincerità che tuttavia ha incrinato i rapporti quando sono iniziate le grane legali. Vale a dire il decreto penale di condanna da 1.700 euro di ammenda e patente sospesa per 7 mesi, arrivata per la figlia della proprietaria del veicolo nonostante quella verità raccontata in un secondo momento. Verità che ieri è valsa l’assoluzione.

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