Ravenna, la protesta: "Il sesso senza consenso è stupro" VIDEO

Ravenna

«Sorella noi ti crediamo». L’urlo si è esteso da piazza del Popolo fino al palazzo di giustizia, dove circa trecento persone - tantissime donne ma anche molti uomini - si sono unite alla manifestazione di protesta criticando l’assoluzione di due ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo per avere, rispettivamente, abusato e filmato un rapporto con una 18enne ubriaca, a Ravenna nel 2017. Un lungo nastro rosso, manifesti e un messaggio granitico, «Il sesso senza consenso è stupro, lo dice la Cassazione». A guidare il corteo le principali associazioni del territorio a tutela dei diritti delle donne, la Casa delle Donne, Linea Rosa, Sos Donna, Donne Democratiche. Fra loro anche esponenti politici, le ex assessore Giovanna Piaia e Valentina Morigi, e la presidente di Linea Rosa Alessandra Bagnara. Sfilano anche alcune avvocate come Sonia Lama e Manuela Liverani, impegnate in prima linea nei processi per i femminicidi, fra i quali quelli di Ilenia Fabbri, Elisa Bravi e Giulia Ballestri. L’obiettivo era entrare in tribunale; autorizzazione però negata. Così al megafono il messaggio viene lanciato dall’aiuola che divide viale Randi: «Noi volevamo stare lì - indica Barbara Domenichini, presidente della Casa delle Donne - ma non ce l’hanno consentito, perché facciamo paura. Tra 90 giorni leggeremo le motivazioni della sentenza, diremo la nostra e decederemo come proseguire questa mobilitazione». La protesta ricalca l’indignazione già espressa all’indomani della sentenza, bollata come «patriarcale» dall’avvocata Elisa Cocchi, parte civile per la giovane che all’epoca denunciò i due ragazzi. Le associazioni a loro volta contestano le conseguenze di una decisione percepita come “pericolosa”, poiché «non incoraggia le donne vittime di violenza a denunciare, le spaventa perché pensano di non essere credute, perché temono di subire un secondo processo. Di fatto - continua la voce del corteo -, questa sentenza le rende invisibili». Alla cancellata del tribunale viene legato un nastro rosso al quale sono puntate decine di episodi di cronaca degli ultimi giorni, tutti ai danni di ragazze e donne e alcuni dei quali accaduti nel Ravennate. I manifesti sono diretti, forti, così come gli slogan ripetuti: «Se dico di no è no, se non dico di sì è no, se sono troppo ubriaca, se sono addormentata è no, se non mi sento bene è no, se piango è no».

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