Ravenna, l'impresa è in rosso: due inquilini del condominio perdono soldi e casa

Pensava di avere concluso un affare immobiliare a lungo termine firmando un contratto di affitto per un appartamento a Ravenna. Lo aveva tirato a lucido: cucina su misura, sanitari nuovi, impianto elettrico, arredi, mobili ed elettrodomestici. Terminati i lavori e inaugurata la casa, se l’è goduta per una settimana soltanto, prima di scoprire che l’immobile non solo era pignorato, ma di lì a poco sarebbe pure stato venduto all’asta, facendole perdere l’intero investimento, compresi affitto già versato e cauzione pari a tre mensilità. Alla fine, da condomina si è ritrovata a essere abusiva in una casa registrata come “occupata con contratto scaduto”. Vittima una ragazza di 31 anni, la cui denuncia ha portato a processo per truffa in concorso due persone: un 78enne di Ravenna, amministratore dell’impresa proprietaria dell’immobile, poi fallita, e la titolare 69enne dell’agenzia immobiliare che stipulò il contratto di locazione.

L’acquisto insieme al fidanzato

La firma risale al novembre del 2018. La ragazza aveva preso accordi con una rappresentante dell’agenzia (rivelatasi all’oscuro di tutta la situazione di crisi per la proprietà del palazzo). L’immobile, situato in zona quartiere Anic, era sottoposto a convenzione di edilizia popolare e poteva essere concesso solamente a specifiche condizioni economiche, tra le quali reddito inferiore ai 35mila euro. Ed ecco la prima stranezza; nonostante la ragazza avesse tutte le carte in regola, l’agenzia aveva chiesto anche la firma del suo compagno, considerandolo prima semplice garante, poi co-affittuario. E ancora, un’altra circostanza sospetta: nel documento contrattuale risultava che l’impresa immobiliare fosse in liquidazione. Su specifica domanda dei due fidanzati, la titolare dell’agenzia avrebbe minimizzato, rassicurandoli. E così, siglato l’accordo, avevano dato fondo al portafogli: cauzione di 1.740 euro, provvigione di 785 euro per l’intermediazione, lavori per 15mila euro, infine il primo canone d’affitto di 580 euro versato a gennaio 2019, non appena messo piede dentro casa.

Buco da 9 milioni

L’amara sorpresa è arrivata il 9 gennaio di quello stesso anno, con un foglio notificato sotto il portone d’ingresso. L’impresa dava atto dell’avvio di una procedura esecutiva immobiliare, etichettandola come “recente”, giustificandola con non meglio precisati problemi con alcuni istituti bancari. A chiarire il mistero ci ha dovuto pensare però il custode giudiziale, che si è fatto vivo dopo poco. I debiti ammontavano alla bellezza di 9 milioni di euro e avevano portato al pignoramento dell’intero immobile: una procedura purtroppo ufficializzata sei mesi prima che la 31enne firmasse il contratto. Il custode è dovuto intervenire anche quando la ditta, dopo avere presentato un piano concordatario, ha preteso dai condomini il pagamento dei successivi canoni d’affitto. Alla fine anche il concordato è andato in fumo; la società proprietaria del palazzo è stata dichiarata fallita nel dicembre 2020, anticamera della vendita all’asta di tutto il patrimonio immobiliare, appartamento compreso. Ecco spiegato come mai, nel corso del processo a carico dei due imputati (difesi dagli avvocati Nicola Montefiori e Massimo Gardini) la coppia di fidanzati si è costituita parte civile tramite il legale Laerte Cenni, chiedendo il risarcimento dei danni materiali e morali.

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