Ravenna, l'allarme dei sindaci: «Luci spente per chiedere aiuto»

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Il caro energia colpisce anche i municipi e i sindaci chiedono a gran voce un rapido intervento da parte del Governo. Un appello che giovedì sera assumerà connotati simbolici, con lo spegnimento delle luci delle piazze e dei principali monumenti nei centri storici di diverse città: un modo diretto per richiamare l’attenzione sul rischio di stangate ai danni delle casse comunali, già pesantemente affaticate da due anni di pandemia. Simboli delle città al buio, quindi, e riflettori puntati sull’incubo bollette, che potrebbe avere ripercussioni imprevedibili sull’erogazione dei servizi.

Ravenna

Per quanto riguarda il capoluogo di provincia, l’intenzione del sindaco Michele De Pascale è quella di aderire all’iniziativa, spegnendo quasi di sicuro le luci che illuminano il cuore della città: piazza del Popolo. «Dobbiamo ancora decidere nello specifico come comportarci – spiega – ma di sicuro non mancherà un momento di sensibilizzazione su questo problema molto importante. Abbiamo provato a ipotizzare un rincaro dei costi dell’energia che nel 2022, rispetto all’anno scorso, andrà dai due ai tre milioni di euro». In questa partita, oltretutto, i Comuni si trovano in gran parte con le mani legate. «Da una parte non possiamo aumentare il debito, mentre dall’altra contenere i costi, come farebbe al nostro posto un’impresa. Siamo ingabbiati. L’unica cosa è mettere in campo tutte le manovre possibili per contenere l’utilizzo di energia».

In caso contrario la strada da percorrere potrà essere solo una. «Se non ci saranno interventi straordinari da parte dello Stato, di fronte a noi ci troveremo delle difficoltà insormontabili. Il primo esempio che mi viene in mente è quello della scuola, i cui costi sono tutti a carico dei Comuni. L’unica via sarà quindi quella di aumentare i costi delle tariffe dei servizi pubblici – termina De Pascale –, una cosa che non vogliamo assolutamente fare per non gravare in modo ulteriore sul portafoglio delle famiglie ravennati».

Lughese e Faentino

A Bagnara di Romagna il sindaco Riccardo Francone ha annunciato l’adesione all’iniziativa con lo spegnimento delle luci della Rocca, mentre a Lugo sarà il monumento a Baracca a spegnersi dalle 21 alle 21.30: «È un’emergenza vera che rischia di compromettere la ripresa economica e il volano rappresentato dal Pnrr – commenta il primo cittadino Davide Ranalli –. Come una valanga sta toccando tutti, e rischia di mettere in ginocchio le famiglie, gli impianti sportivi, le imprese. Il Comune di Lugo ha stimato un aumento del 15% per le spese energetiche, probabilmente in difetto».

Quello degli impianti sportivi è un nodo che sta venendo al pettine con forza dirompente: i costi energetici sono schizzati alle stelle ovunque, specialmente per le piscine, che infatti domenica scorsa hanno tenuto chiusi i battenti in più comuni come atto di protesta. «Ogni giorno – spiega Massimo Isola, sindaco di Faenza – ho appuntamenti con imprese e società sportive che ci chiedono una mano perché si trovano di fronte a una situazione drammatica. Ma lo stesso vale anche per i Comuni: serve un cambio di rotta o rischiamo di avere dei costi che potrebbero concretamente mettere in ginocchio la sostenibilità dei nostri bilanci». «Attualmente – aggiunge Milena Barzaglia, assessora faentina al bilancio – il Comune paga in un anno circa 700mila euro di energia elettrica, 500mila di riscaldamento e un milione per l’illuminazione pubblica: ci aspettiamo un incremento di circa il 30% sul totale». Tradotto in numeri assoluti, ciò corrisponde a quasi 700mila euro in più in bolletta. Nella città manfreda molti impianti vengono gestiti tramite convenzioni da società o associazioni esterne che si fanno carico del pagamento dei costi dell’energia. Convenzioni che ora rischiano di trasformarsi in sentenze durissime per molti: «Erano state fatte per tempi e prezzi differenti da quelli di oggi», sottolinea la Barzaglia. A Faenza sarà la piazza a spegnersi, dal loggiato alla fontana monumentale, passando per la torre dell’orologio: «Sono necessarie azioni immediate – conclude Isola – altrimenti potremmo davvero perdere realtà che da decenni fanno parte della nostra vita».

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