Ravenna, "l'acqua è il tema del futuro": l'appello del Consorzio

La garanzia futura di riserve idriche non sta nell’introduzione di un desalinatore, ma nella costruzione di invasi e nel recupero dei reflui. Con la prospettiva innovativa di rendere i 7 ettari di invasi romagnoli un’opportunità per introdurre fotovoltaico flottante. E’ questo il dato che emerge dalla giornata di ieri, all’Almagià di Ravenna, per il centenario dalla nascita dell’Anbi (Associazione nazionale delle bonifiche).
L’evento ha infatti portato a confrontarsi tutti i fondamentali protagonisti della gestione dell’acqua. Dopo i saluti del sindaco Michele De Pascale, del prefetto Castrese De Rosa e del presidente de La Cassa spa, Antonio Patuelli, si sono avvicendati al confronto la direttrice del Consorzio di Bonifica della Romagna Lucia Capodagli, l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, il dg di Anbi Massimo Gargano, il presidente di PromosAgri, Stefano Patrizi , Tito Menzani del dipartimento Scienze Economiche di Unibo, Davide Viaggi di Distal Unibo, e Stefano Calderoni, vicepresidente nazionale Anbi.
A seguire è stato Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque, a ricordare che «chi è contrario agli invasi dovrebbe rendersi conto che il parco di Ridracoli è nato dopo la diga, non prima. Noi dobbiamo potenziare quel sistema, con il prolungamento della galleria di gronda che attualmente porta l’acqua di Fiumicello nell’invaso di Ridracoli». E se l’ad di Ravenna Servizi Industriali Michele Zaccaro dichiara senza infingimenti che «l’industria non potrebbe andare avanti senza l’acqua recuperata dal consorzio di bonifica», sottolinea anche come “noi abbiamo bisogno meramente della molecola. I reflui per noi potrebbero essere un’ottima risorsa. Vedo più difficile il ricorso a un dissalatore, immaginate quanto sale rimarrebbe come scarto?».
Francesco Maffini, dirigente di Hera, rafforza il prospettarsi di una strategia di un utilizzo degli impianti di depurazione per fornire a industrie e agricoltura acqua a scopi produttivi.
Nicola Dal Monte, presidente del Cer ha concentrato l’attenzione sul tema del risparmio idrico e a chiudere il panel è stata la vicepresidente della Regione, Irene Priolo, con una consapevolezza molto netta: «L’aumento delle temperature ci sarà e dobbiamo lavorare per adattarci - ha spiegato la numero due di Viale Aldo Moro - c’è un gap da recuperare, se pensiamo che a gennaio di quest’anno abbiamo vissuto con sei gradi centigradi sopra la media e partiamo, pertanto, con minori riserve idriche. Sarà necessaria una sempre maggiore gestione delle risorse, che coincide anche con una pianificazione delle attività agricole. Perché è vero che gli invasi sono per lo più pieni, ma le falde sono vuote».
E in questo la vicepresidente e assessora all’Ambiente vede un grande potenziale nel recupero dei reflui: «Abbiamo 10 milioni di metri cubi di acque da poter riutilizzare». A concludere la giornata il presidente del Consorzio di bonifica della Romagna, Stefano Francia: «La governance dell’acqua non deve lasciare solo nessuno - ha sottolineato - in futuro poi dovremo sempre di più associare al tema dell’acqua quello dell’energia. L’idroelettrico non basta, serve più fotovoltaico e va installato sui 7 ettari di invasi che deteniamo per sviluppare il fotovoltaico flottante. Nell’immaginario comune al concetto di bonifica deve essere sempre più associata la parola ambiente».
