Ravenna, “la mia vita da controllore del bus contro violenti e maleducati”

«Un lavoro vissuto pericolosamente»: è il mestiere del controllore sui mezzi pubblici, nella testimonianza di chi ha svolto questa mansione per anni ed ora, dopo l’ennesimo caso di cronaca, vuole raccontare la propria esperienza, chiedendo di rimanere anonimo «per il timore di ritorsioni». «Molto poco è stato fatto – afferma il controllore – sia dalle aziende del trasporto pubblico locale, e relative appaltatrici, che dalle istituzioni per tentare di risolvere il problema». Secondo la testimonianza, in molti casi «i controllori sono lavoratori soli» a cui mancherebbe la necessaria preparazione: «Chi svolge questo lavoro spesso non viene neanche lontanamente preparato alla molteplicità di reazioni dei passeggeri – afferma – né in molte occasioni vengono forniti strumenti per proteggersi o tutelarsi, come il rilievo video-fotografico o l’accesso prioritario al pronto intervento. Tantomeno sono previsti momenti di ascolto e analisi con specialisti aziendali, quali un supporto medico o psicologico o visite di controllo». Servizi, quelli citati, che potrebbero invece essere utili «per comprendere e accettare quelle che solo apparentemente sono innocue aggressioni verbali, ma che spesso possono arrivare a minare il lavoratore coinvolto». E il rischio è che allo stress emotivo si aggiungano anche «manifestazioni a livello di salute in genere». Dall’autore di tali riflessioni arriva inoltre una critica «all’inquadramento sul piano della sicurezza», definito come «non adeguato alla pericolosità intrinseca all’attività», essendo quest’ultima riconosciuta all’interno del «livello basso di rischio». Un’altra questione da affrontare, a detta del controllore, è poi quella dell’inquadramento sul piano contrattuale, perché «chi svolge questo mestiere ed è assunto privatamente ha spesso come contratto nazionale di riferimento il Ccnl pulizia e multi-servizi» e quindi, in sostanza, «la mansione di verificatore dei titoli di viaggio, ufficialmente, non esiste».

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