Ravenna, inquinamento nel pozzo di gas. Il tar ordina la bonifica

Ravenna

C’è un’area da bonificare nel parco del Delta, in corrispondenza di un pozzo per l’estrazione di gas naturale. È quanto emerge da una sentenza del Tar depositata nei giorni scorsi che vede contrapposta Padana Energia, azienda che nel 2010 era subentrata alla concessione ventennale ottenuta da Eni nel 1997, ad Arpae e allo stesso Cane a sei Zampe. Il ricorso è stato presentato contro l’ordinanza di Arpae a procedere alla bonifica dell’area pozzi Corsini Terra 12 Bis. Padana Energia riteneva in sostanza che non toccasse a lei.

Del resto era stata la stessa azienda nel 2014 ad affidare ad una società specializzata le indagini ambientali preliminari nel sito da cui erano emersi concentrazioni di soglia di contaminazione superiori alla norma. Livello subito notificato da Padana Energia in qualità – si legge nella ricostruzione fatta dal Tar – di soggetto non responsabile dell’inquinamento. È partita da qui la procedura istituzionale per approvare il piano di caratterizzazione, ovvero tutte quelle azioni preliminari alla bonifica. A fine procedura Arpae nel 2018 ha individuato la società come soggetto corresponsabile della contaminazione. Padana Energia ha chiesto l’annullamento dell’atto, non ritenendosi evidentemente responsabile dell’inquinamento.

Il Tribunale ricorda che la società ha condotto il sito per quattro anni e sette mesi circa, svolgendo attività estrattiva fino al 25 luglio 2014 avendo tuttora, fino al 2023, la disponibilità materiale della parte di pertinenza del pozzo di Porto Corsini. Secondo i giudici vale quanto scritto nel contratto di affitto in cui è menzionata la bonifica del sito in questione. Per il Tar inoltre, nell’iter amministrativo di bonifica “non è richiesto all’amministrazione (in questo caso Arpae ndr) di pervenire ad un accertamento oltre ogni ragionevole dubbio ma soltanto di stabilire se dal corredo degli elementi a disposizione possa ritenersi sussistente tra la condotta della società e l’evento di contaminazione” un rapporto tale da poter concludere che ci sia una qualche probabile correlazione. Quindi è stata giudicata “corretta l’istruttoria in base alla quale oltre ad Eni Spa anche Padana Energia è stata ritenuta quale soggetto co-responsabile della contaminazione, senza possibilità di una graduazione dei rispettivi coinvolgimenti”.

Entrambe le società devono quindi provvedere alle spese di bonifica del sito inquinato. Naturalmente Padana Energia ora potrà fare ricorso al Consiglio di Stato per l’annullamento del pronunciamento del Tar.

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