Ravenna, in un trimestre 92 imprese in meno

Ravenna

RAVENNA - Già dal primo trimestre, secondo le cifre del registro delle imprese, diminuisce il numero di imprese attive in provincia di Ravenna. Ad abbassare la performance soprattutto agricoltura e commercio. Il presidente della Camera di Commercio di Ravenna però, Giorgio Guberti, invita a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Storicamente il primo trimestre è quello in cui vengono contabilizzate le cessazioni d’impresa messe in atto nelle mensilità precedenti. Questo è uno dei migliori dell’ultimo decennio, nonostante il segno meno. E la crescita del pil a Ravenna è data ancora sopra al 2%».

Sono 92 in meno, rispetto all’inizio dell’anno, le aziende iscritte al registro delle imprese della Cciaa di Ravenna al 31 marzo 2022. Una flessione che è figlia soprattutto delle chiusure nell’ambito dell’agricoltura (-93, ora in tutto sono 6437 le imprese attive ) e nel ramo del commercio (63 in meno, con il numero di negozi attivi che ora si ridimensiona a 7.233 in provincia di Ravenna). A preoccupare anche la ristorazione e ricettivo: 43 in meno. Pochi gli ambiti in controtendenza, tra cui si riscontra il settore delle costruzioni, che ha un attivo di 62 imprese (le imprese registrate diventano ora 7856 nel Ravennate) e nelle attività immobiliari. Queste ultime sono 13 in più di prima. I superbonus del ramo delle costruzioni quindi continuano ad avere un influsso positivo sulla nascita delle imprese, che coinvolgono anche gli studi professionali. Sono 14 in più nel trimestre da gennaio a marzo del 2022: «Davvero un settore in grande spolvero – rileva il presidente commissario Guberti, alla guida dell’Ente di viale Farini -. Del resto dobbiamo ricordarci che nel 2021 abbiamo rilevato ben il 40 per cento in più di transazioni sul ramo immobiliare».

Un elemento che fu trascinante per una crescita che «l’anno scorso vedeva tutti gli indicatori in doppia cifra ed il pil che fece segnare, in linea con l’andamento regionale, un +7,5%. Con l’Emilia Romagna che si classificò come seconda regione europea più attrattiva per le imprese dopo la Catalogna». Le prospettive per il 2022 rimanevano rosee anche per il 2022, ma poi sono giunte l’inflazione e la guerra in Ucraina: «Le previsioni del nostro osservatorio pronosticavano una crescita del 4,4%. Le abbiamo riviste circa un mese fa e continuiamo a rilevare un segno positivo, anche se la crescita nel Ravennate dovrebbe fermarsi a poco oltre il 2 per cento. Quindi un pil dimezzato rispetto alle attese, ma una performance che rimane buona».

Se le previsioni sul pil sono abbastanza aggiornate e attendono revisioni durante l’estate, la fase dirimente per capire quale sia la vera dimensione della quantità di imprese registrate è quella della chiusura delle statistiche relative al secondo trimestre: «Solo con quei numeri capiremo meglio a che punto siamo. Il primo trimestre reca, per motivi burocratici, le chiusure già in atto in varie mensilità dell’anno precedente. E’ evidente però che servono risposte sui costi energetici, su quelli delle materie prime e, per alcuni settori anche la presenza sul mercato di beni, come per l’automotive – conclude Giorgio Guberti -. Serve ora un colpo di reni per le semplificazioni necessarie all’attuazione del Pnrr. Non possiamo lasciare che la cattiva burocrazia tarpi il potenziale di questa irripetibile occasione».

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