Ravenna, il vescovo: "Tante persone in difficoltà, una coppia anziana alla Caritas mi ha colpito"

«Nessuna parrocchia ha recuperato tutti i fedeli che aveva prima del Covid. Tra gli anziani c’è ancora paura, molti se ne sono andati, e anche i gruppi di giovani non organizzati faticano a ripartire dopo la pandemia». Il bilancio dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni su come la Diocesi ravennate ha ripreso le attività vede le parrocchie faticare a coinvolgere nuovamente le comunità. Dall’altra parte, però, i fedeli e non solo hanno riscoperto il volontariato e la solidarietà, con il moltiplicarsi di iniziative sul territorio. Ce n’è un gran bisogno, perché caro energia ed inflazione hanno sparso il sale su un corpo sociale già ferito dalla pandemia: «La Caritas ha distribuito nel 2022 il 30% dei pacchi in più rispetto al 2021, che era già stato un anno complicato». La Chiesa cerca di essere presente, la settimana scorsa ha inaugurato l’Emporio solidale mentre Santa Teresa sta ampliando la Casa della carità. «Speriamo di raddoppiare i posti entro breve, abbiamo affidato il progetto», dice l’arcivescovo. Si torna comunque a ragionare sugli eventi in presenza come i pranzi e le cene della carità organizzati a San Biagio e in altre parrocchie. L’aumento del bisogno sul territorio è registrato tutti i giorni dalla Caritas: «C’è chi chiede di pagare una bolletta, chi di trovare una soluzione per il genitore anziano, chi ha bisogno per l’affitto, chi chiede un pasto. Non illudiamoci: la metà di queste persone sono ravennati – dice il vescovo –. Mi ha colpito tempo fa una coppia anziana: mangiava, non parlava». Nelle difficoltà, insomma, traspare anche un certo imbarazzo per essere in una situazione che non era mai stata contemplata nell’arco di una vita. «Siamo in una situazione difficile, non dimentichiamoci della guerra che si sta combattendo. Una guerra ingiusta, come tutti i conflitti». La situazione in Ucraina ha gonfiato anche i numeri dell’accoglienza: i nuclei familiari accolti dalla chiesa sono passati da 91 a 199. Monsignor Ghizzoni vuole però vedere anche un segnale di speranza perché «Natale in fondo è la festa di un bambino che nasce» e la cerca nei buoni numeri dei matrimoni: «Sono stato al corso prematrimoniale di Ponte Nuovo e ho contato 27 coppie. Sono numeri che stanno crescendo ovunque. Sposarsi oggi è un’avventura e un rischio e il fatto che in tanti, anche non più giovanissimi, siano disposti a questo passo è un buon segno». Bene anche la riorganizzazione delle parrocchie: «Avevamo 60 preti e 90 parrocchie. Abbiamo accorpato quelle più piccole e periferiche, senza grandi proteste. Un modo di unire le forze e le comunità, così da dare nuovamente forza alle attività sul territorio. Oggi non abbiamo territori parrocchiali scoperti anche se qualche difficoltà legata ai costi dell’energia lo abbiamo anche noi. Qualche parroco tiene il riscaldamento spento, ma i fedeli hanno capito che è una necessità». Più difficile trovare nuove vocazioni: «Al momento a Ravenna abbiamo una persona alla fine degli studi che potrebbe essere ordinata il prossimo anno, un seminarista nigeriano e due nella fase propedeutica, devono decidere se entrare in seminario o no. Si tratta di persone che iniziano il percorso tra i 30 e i 40 anni, è molto difficile che un giovane faccia questa scelta».

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