Quando il medico diceva ai pazienti: "Via quelle mascherine"


RAVENNA - «La prima cosa che diceva quando arrivavamo in ambulatorio era questa: “Non visito i banditi, toglietevi quella mascherina”». Le parole sono quelle di una paziente del dottor Luca Graziani, anzi di una donna che assiste un 88enne che era in cura dall’uomo. Graziani è il medico “controcorrente” che sperava di combattere il Covid con la Tachipirina e che soprattutto suggeriva - per sua stessa ammissione - ai suoi pazienti di non portare la mascherina. Dalla vigilia di Pasqua, però, il professionista (come rivelato nei giorni scorsi dal Corriere) ha contratto il Coronavirus e ora si trova ricoverato a causa di una polmonite bilaterale. Il professionista, su cui l’Ordine dei medici ora sta valutando eventuali sanzioni disciplinari, era noto ai suoi pazienti per quella che loro stessi definiscono una certa stravaganza nell’approccio al lavoro. «Io lo definisco un medico “naïf”» racconta la donna, che preferisce rimanere anonima, anche se i comportamenti del dottor Graziani qualche mese fa li ha segnalati formalmente tramite mail all’Urp dell’Ausl. «Lettera a cui mi hanno risposto che avrebbero aperto un’istruttoria».

L’esperienza che racconta la donna è quella di un anziano di 88 anni – di cui lei da tempo si prende cura – che a gennaio di quest’anno aveva iniziato ad accusare alcuni sintomi para influenzali. «Era un mercoledì – ricorda – e lo accompagno da Graziani, che dopo una visita lo rispedisce a casa con la solita cura a base di Tachipirina, di cui ha parlato anche nell’intervista (pubblicata sul settimanale Ravenna Dintorni ndr ) che aveva fatto molto discutere e che, tra l’altro, ho girato via Facebook al professore Burioni, che poi l’ha postata sul suo profilo commentandola». Proseguendo, il giorno dopo la visita l’uomo avrebbe iniziato ad accusare sintomi ancora peggiori, tra cui tosse e febbre alta e avrebbe deciso di chiamare l’amica dicendogli di sentirsi molto male. «Chiamo Graziani al telefono – afferma – il quale mi risponde di aver già prescritto i farmaci di cui l’uomo ha bisogno. Abbiamo una discussione, che termina con il dottore che mi invita a chiamare l’Usca. Sarebbe stato per me un suo compito, ma rinuncio e li contatto». Alla fine il personale dell’ospedale interviene a casa dell’88enne, portandolo d’urgenza in ospedale con una polmonite bilaterale. Il tampone restituisce esito positivo, è Covid. «E per un mese l’anziano è rimasto in ospedale in gravi condizioni».

Quando l’88enne è tornato a casa, spaventato dall’accaduto, ha immediatamente cambiato medico di base, mentre l’amica si è rivolta all’Ufficio relazioni col pubblico dell’Ausl Romagna per segnalare l’accaduto. Sui social, negli ultimi giorni, sono tanti i pazienti che si sono scagliati contro i metodi poco ortodosso di Graziani. Metodi in seguito ai quali ora oltre 150 suoi assistiti dovranno essere controllati, nella speranza che il medico non abbia diffuso su di loro la malattia. Alcune persone, tuttavia, difendono il suo operato, definendolo comunque «un bravo dottore, che non cambierebbero con nessun altro».

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