Ravenna, il grano raddoppia. L'allarme di Molino Naldoni: "Ogni giorno 40mila euro di spese in più"

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Prezzo del grano schizzato alle stelle e difficoltà sempre più pressanti per le imprese: la situazione si trascina ormai da un anno e mezzo, ma il momento attuale è uno dei più duri mai vissuti. A parlarne è Alberto Naldoni, amministratore delegato di Molino Naldoni, azienda leader del settore.

Aumenti da luglio 2020

«Gli aumenti dei prezzi sono iniziati in maniera graduale a luglio del 2020 – spiega – e ad ottobre 2020 si è vista una prima impennata. Dopo un timido accenno di miglioramento nel marzo del 2021, a partire dalla campagna dell’estate successiva abbiamo osservato una crescita esponenziale». Il confronto con la scorsa estate è impietoso: «L’1 luglio 2021 il grano tenero alla borsa Ager di Bologna era quotato 224 euro a tonnellata, oggi è a 330, con un aumento del 47% - prosegue Naldoni –. Ancora peggio va per il grano duro: in questo caso l’aumento, nello stesso lasso di tempo, è stato addirittura del 79%, da 301 euro a tonnellata a 537 euro». Numeri che, come se non bastasse, si pongono in una congiuntura negativa con l’impennata dei costi energetici: «Da marzo del 2020, in pieno lockdown, l’energia elettrica è triplicata, con un repentino raddoppio concentrato negli ultimi mesi».

Gli altri aumenti

A questo si aggiunge la crescita di tutti i costi collaterali: ad esempio, i prezzi per gli imballaggi primari e secondari è salito del 50-60%. Il dato che impressiona più di tutti è però quello relativo all’aumento complessivo delle spese quotidiane: «Rispetto a prima – afferma Naldoni – abbiamo oltre 40mila euro di costi aggiuntivi al giorno». Ciò significa che l’aumento su base mensile arriva a superare la cifra da capogiro di un milione di euro. 
Gli effetti del rincaro si ripercuotono ovviamente anche sui prodotti derivati dal grano, farina, pasta e pane in primis, beni alimentari simbolo che danno la misura di quanto la situazione rischi di diventare presto ingestibile anche per molini e pastifici.

Il peso sui consumi

E la reazione a catena del rincaro va inevitabilmente a pesare sulle tasche dei consumatori: per rendersene conto è sufficiente guardare lo scontrino della spesa. «In queste condizioni come si fa a non creare inflazione? - si domanda Alberto Naldoni –. Se mi si chiede per quanto tempo il settore potrà sopportare un andamento del genere, la risposta è che la situazione è già ora insostenibile, specialmente per quanto riguarda le materie prime. Siamo stati costretti ad applicare importanti aumenti ai prezzi dei nostri prodotti, cercando di trasmetterne ai nostri clienti le motivazioni, perché in caso contrario sarebbe impossibile continuare a fare impresa. La grande distribuzione deve comprendere che questi aumenti sono oggettivi sia per noi che per i nostri clienti, e non frutto di speculazione, come mostrano i dati riportati. L’ alternativa a ciò potrebbe essere la chiusura temporanea delle aziende, con la conseguente sospensione della produzione e una naturale ricaduta sull’occupazione». 


Lo scarso interventismo politico rende Naldoni abbastanza scettico sul ruolo che potranno giocare le istituzioni in questa difficile partita: «Ci credo poco – conclude – anche perché quello che sarebbe servito era muoversi prima e in maniera diversa su gas e luce. Non è stato fatto e ora ci troviamo a subirne le conseguenze».

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