Ravenna, il chimico che sfiorò il Nobel boccia il progetto dell'Eni

Ravenna

Lo ritiene «un pericolo per l’ambiente», in particolare per la subsidenza, un rischio finanziario e un progetto che paradossalmente finirebbe per «produrre più C02 di quella che si riuscirà a recuperare e a stoccare». Una bocciatura su tutti i fronti quella del chimico Vincenzo Balzani che nel 2016 sfiorò il Nobel per la ricerca sulle macchine molecolari. Originario di Forlimpopoli e professore universitario a Bologna, intervenendo nei giorni scorsi ad un incontro in streaming dal movimento Volt sui temi del consumo di suolo e dei cambiamenti climatici Balzani ha senza tanti giri di parole puntato il dito sulle scelte energetiche della Regione e dell’Eni. «Non si capisce su quale base l’Emilia Romagna appoggi la costruzione dell’impianto Ccs dell’Eni a Ravenna e invece si oppone al Parco eolico a Rimini».E riferendosi al progetto di impianto che la multinazionale intende realizzare a Ravenna Balzani sostiene che «continuare a consumare i combustibili fossili, riversando in atmosfera quantità sempre maggiori di Co2, per poi ricatturarla e sequestrarla è un processo illogico e per di più basato su una tecnologia complessa, non collaudata, della quale non si conoscono i costi e tanto meno i rischi ambientali, che ce ne sono».

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