Ravenna, i giudici: "Accuse fondate, ma il veterinario può lavorare"
Da quasi un mese il dottor Mauro Guerra ha riaperto la clinica veterinaria di Sant’Antonio. Lui stesso, il 27 maggio, aveva annunciato che il suo ambulatorio era stato dissequestrato, pubblicando una foto “trionfale” che lo ritraeva baciare il portone con i sigilli rimossi. Eppure le motivazioni del tribunale del Riesame – quelle che gli hanno consentito di riprendere l’attività interrotta all’inizio del mese scorso – specificano che su di lui pesa un «corposo compendio indiziario». Le accuse (come quelle di maltrattamento e uccisione di animali, di falsificazione dei libretti sanitari e di smaltimento irregolare di rifiuti speciali) appaiono cioè fondate secondo i giudici, che ravvisano «l’inadeguatezza degli argomenti difensivi» bollandoli come «asserzioni non in grado di scalfire il nucleo accusatorio». Perché allora concedere il dissequestro? Il collegio presieduto dal giudice Antonella Guidomei e composto dai colleghi Andrea Chibelli e Federica Lipovscek parla di «deficit di proporzionalità e di adeguatezza». In altre parole, la misura preventiva disposta dal gip Andrea Galanti e giustificata dalla necessità di neutralizzare il pericolo di reiterazione, è stata considerata eccessiva. «L’indagato – scrivono – comunque esercita legittimamente la sua attività professionale» e i reati contestati «costituirebbero una porzione marginale della complessiva attività veterinaria», in particolare «se rapportata alla stessa mole di clientela descritta in atti».