Ravenna, Gas meno estrazioni per poter proseguire

Ravenna

Il Piano per le estrazioni di idrocarburi in Italia prende forma e si cerca – entro metà del mese prossimo e con la variabile Regioni – una sintesi che porti all'esclusione delle aree che presentano un potenziale minerario molto basso. Tanto che Eni, intendendo quello che potrebbe essere il punto di caduta sul provvedimento, starebbe già riperimetrando le proprie concessioni riducendo tali zone.

Si scrive Pitesai, si legge Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, significa mappa dove si potrà estrarre metano o petrolio in Italia dopo una lunga parentesi di sostanziale blocco, iniziato in questa legislatura. Una stasi partita proprio quando l'allora governo gialloverde, nel 2019, decise di fermare le prospezioni di ricerca di idrocarburi in attesa della scrittura proprio di questo Piano, che poi non venne redatto. In attesa di comporlo, anche il governo giallorosso effettuò una proroga della sospensiva alle ricerche. Ora il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, vuole arrivare ad un punto di sintesi.

Sono questi i rumors che emergono da un mondo che a Ravenna è strategico, ma che ha visto la produzione di metano più che dimezzarsi in due anni, passando da 5,1 miliardi di metri cubi a poco più di 2. E perdendo così anche tanti posti di lavoro, pur mantenendone circa 3mila e avendone visti dilapidare 7mila dai tempi in cui l'industria estrattiva era al suo massimo splendore per il mercato interno. Gli stessi che, secondo uno studio di Nomisma, potrebbero essere recuperati nel comparto Ravennate qualora si attingesse ai 15 miliardi di metri cubi che rappresentano il potenziale dell'Alto Adriatico. Due miliardi di euro lasciati, ogni anno, sotto ai fondali al largo delle coste ravennati, con un dibattito mai giunto a una reale sintesi sui rischi di subsidenza portati dalle estrazioni. Per quanto molti studi attribuiscano all'abbassamento del terreno della realtà più fragile, Lido Di Dante, una responsabilità più forte imputabile alle costruzioni effettuate negli anni.

Intanto, per quello che riguarda il Pitesai, il decreto fissa al 30 settembre il termine ultimo per redarlo. L'esito della consultazione pubblica, che sta coinvolgendo i vari stakeholder, si concluderà appunto il 14 settembre e a quel punto l'Esecutivo si dovrà relazionare con le Regioni coinvolte, ben 14 oltre l'Emilia Romagna. E' già comunque chiaro che la mappa andrà verso il taglio di luoghi di potenziale estrazione e certamente non ne comprenderà di nuove, dove precedentemente erano escluse trivellazioni. Come ricordava il Sole24Ore, poi il Piano stabilisce che per estrarre in un'area, questa dovrà avere un elevato potenziale geominerario, cui dovrà abbinarsi un interesse certificato dalla compagnia che detiene quella concessione. La direzione sembra pertanto essere quella di«estrarre meno per estrarre ancora», con la speranza che questo basti a salvare un settore, quello dell'upstream, che attende fra un mese a Ravenna l'Omc-Med, ma che da due anni è in sostanziale apnea.

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