RAVENNA. Due distributori di metano chiusi. Uno ha smesso di lavorare da poche settimane e ora, disperando sulla possibilità di far ripartire gli impianti a settembre come aveva auspicato, valuta di mettere in cassa integrazione i dipendenti. Un altro sta rinnovando gli impianti, ma si dice ben consapevole del fatto che sarebbe molto difficile, in queste condizioni, tenere una persona pagata per azionare le pompe, quando pochissimi clienti si presentano per fare rifornimento. Messi fuori mercato dall’ascesa incontrollata del prezzo del gas: +580% in un anno, stando ai prezzi di ieri. Vendevano il carburante più economico e popolare, nonché ambientalmente sostenibile.
Un prezzo che allontana i clienti
Ora alcuni di loro rinunciano a rifornire il distributore, altri perseverano nel farlo. Ma sono costretti ad esporre un prezzo che, di fatto, non consentirà loro la vendita, se non per pochissimi clienti costretti al salasso per le caratteristiche del loro automezzo.
A descrivere la situazione nel Ravennate è il presidente della categoria “Impianti stradali di carburanti”, aderente alla Confcommercio, Christian Capelli: «Per chi, come me, vende benzina e diesel la situazione non è semplice, ma è gestibile. Per chi ha il distributore di metano è drammatica e, onestamente, non intravediamo soluzioni se non con un intervento della politica». È lo stesso Capelli che spiega di aver «appena sentito il mio collega della Geo, che ha il proprio impianto in via Ravegnana, poco prima della rotonda con la ss16». Il resoconto è desolante: «Ha deciso di chiudere. Per ora i due dipendenti preposti al metano utilizzeranno un po’ di ferie. Poi si prospetta la cassa integrazione».
Il mini serbatoio di benzina
Lo stesso Capelli del resto, che gestisce l’Avia di via Cesarea, si accorge di come «i clienti che hanno mezzi a metano vengono a fare il pieno da me, utilizzando l’alimentazione alternativa a benzina. Anche quelli che hanno serbatoi piccoli, concepiti solo per l’avviamento del sistema a gas, sono qui quotidianamente a fare un pieno di super da dieci euro. È un menage che preferiscono al dover pagare il metano con i prezzi di oggi».
Capelli infatti rileva come «se il diesel sta crescendo, e sostanzialmente ormai sarà per tutti sopra l’1,8 euro al litro. La benzina invece cala, anche se di pochissimo. E quindi per chi ha un mezzo a metano la convenienza è quella di “switchare” a quel tipo di carburante. Del resto il prezzo che vediamo ora praticato sul metano al distributore è dai 3 ai 4,5 euro al chilo. Pochissimi – spiega ancora Capelli – possono praticare un prezzo più basso, perché facilitati da contratti di fornitura a prezzi bloccati».
Il dubbio: quanto si resisterà?
Uno scenario confermato dal gestore del Centro petroli Baroni, che ha il proprio impianto sulla Ss16, all’altezza del Comet. Una realtà aziendale diffusa in Romagna, con distributori anche a Savio, Imola e Sant’Arcangelo di Romagna e Sogliano sul Rubicone. La grande insegna posta sulla strada nell’impianto a Ravenna elenca i prezzi di diesel, super e gpl. A fianco alla casella del metano non ci sono numeri: «Effettivamente con la vendita del gas siamo fermi da qualche settimana, perché stiamo rinnovando gli impianti – spiega il gestore, mentre riposa al tavolino a fianco all’entrata del bar del suo distributore -. Nelle altre nostre rivendite il metano è ancora attivo, ma mi chiedo spesso quanto potremo andare avanti in queste condizioni, con un prezzo superiore ai 4 euro al chilo. Lo vedo anche qui: si fermavano anche mille persone al giorno per fare metano, essendo in un luogo di grande passaggio e avendo sempre cercato di praticare un prezzo competitivo. Ora ad entrare e affacciarsi per vedere se il metano viene erogato saranno un centinaio di clienti al giorno. Sono convinto che se le nostre pompe di metano fossero funzionanti, non ci si rifornirebbe quasi nessuno. Che senso avrebbe pagare una persona per un’attesa inutile?».
Ho comprato da poco un’auto a metano con serbatoio di benzina da 9 litri……21000 € buttati al macero!
Pensavo di risparmiare ed inquinare meno per cui ho accettato il disagio d’aver poca autonomia e di dover programmare bene i rifornimenti nei viaggi lunghi.
Quello che sta accadendo senza che la politica intervenga è a dir poco vergognoso! Vengono colpite le famiglie meno facoltose senza che un solo partito offra soluzioni, anzi, perlopiù i nostri governanti ci hanno spinto in questa situazione dimostrando diplomazia ZERO.
Ma Eni, che ha avuto extraprofitti enormi grazie alla speculazione sui prezzi, non è a partecipazione statale?
Mi risulta che il prezzo da metanodotti non sia variato perché soggetto a contratti a lungo termine, quindi perché il prezzo fa riferimento solo al mercato olandese che equivale al 5% del totale?
Di questo passo cominceremo tutti a simpatizzare per Putin!
esatto