Ravenna, fu infortunio, non malore Perizia sul telefono del collega

Ravenna

Sono due le consulenze disposte dalla Procura per fare luce sulle responsabilità per l’infortunio sul lavoro costato la vita a Franco Pirazzoli, l’operaio 60enne deceduto il 20 agosto in un’azienda del porto e inizialmente creduto morto per un malore. Dalla perizia medico-legale, affidata dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello alla dottoressa Donatella Fedeli, è emerso che a causare il decesso del lavoratore, ormai prossimo alla pensione, sarebbe stato un trauma da schiacciamento e la conseguente emorragia polmonare. Motivo per il quale sono state indagate due persone, il conducente della pala e il legale rappresentante della ditta.

La perizia tecnico informatica

Il secondo accertamento svolto consiste in una consulenza tecnico informatica, operata con ogni probabilità nel telefono cellulare dell’operaio che si trovava alla guida del mezzo, il cui esito potrebbe rivelare aspetti cruciali su cosa stesse facendo al momento dell’incidente mortale.

L’esito della consulenza informatica si somma alla documentazione già presente nel fascicolo, che raccoglie i rilievi fotografici della salma e del luogo in cui è avvenuto l’incidente.

Entrambi gli indagati sono stati sentiti in merito ai fatti nella prima decade di settembre, mentre gli uomini della squadra Mobile hanno proseguito le indagini sentendo i colleghi dell’uomo e i responsabili aziendali. Indagini svolte di pari passo con la Medicina del Lavoro, approfondendo aspetti come il rispetto delle normative e delle procedure in materia di sicurezza sul lavoro.

L’autopsia

Pirazzoli era a una settimana dalla pensione. Era dipendente per una ditta interinale che fornisce manodopera, e lavorava nell’azienda operante nel bacino portuale. Qualche giorno prima, alcuni colleghi lo avevano visto accasciarsi all’improvviso, forse a causa del caldo torrido di metà agosto. Forse anche quell’episodio aveva tradito i primi accertamenti. Quando il 20 agosto il 118 era giunto sul posto, il personale medico non aveva potuto fare altro che constatare il decesso. In assenza di segni evidenti di trauma, i sanitari avevano ipotizzato una morte per cause naturali.

Ma quando la salma dell’uomo era stata portata all’obitorio, gli accertamenti medico legali successivi avevano fatto emergere elementi di dubbio sulle cause del decesso. E sulla scia di quei dubbi anche il sostituto procuratore Cristina D’Aniello aveva dato disposizioni affinché venisse effettuata l’autopsia. L’esito della consulenza ha sciolto ogni dubbio.

Due indagati

Due sono pertanto i filoni giudiziari. Il primo riguarda la responsabilità diretta della morte dell’operaio. Si tratta cioè di capire chi e che cosa lo abbia travolto e ucciso. Finora l’unico tra gli operai a essere indagato è il conducente della pala gommata (assistito dall’avvocato Stefano Dalla Valle), che era di turno quando si è verificato l’incidente. Il secondo tira in ballo le responsabilità in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Per questo il secondo indagato è il legale rappresentante dell’azienda, tutelato dall’avvocato Carlo Benini.

Anche i sindacati, apprendendo nei giorni successivi che l’episodio era giunto all’attenzione della magistratura, si sono nel frattempo attivati per avere un quadro più preciso sulle condizioni di lavoro che coinvolgevano sia la vittima e che i colleghi. I familiari del 60enne, a loro volta, si sono rivolti all’avvocato Giovanni Scudellari per seguire le delicate fasi dell’inchiesta. FED.S.

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