Prima sono diventati amici, poi amanti, se così si può definire un rapporto che non confluisce in alcun incontro fisico, ma si limita a uno scambio di immagini intime. La cosa sarebbe durata per mesi, finché un ravennate di 62 anni ha deciso di denunciare per estorsione quella che pensava essere una donna attratta da una sincera affinità caratteriale e non dal suo portafogli. «Non ce la facevo più», ha detto ieri in aula davanti al giudice Cristiano Coiro, rileggendo anche il messaggio whatsapp ricevuto nel 2019, nel quale l’ “amica” virtuale – una 41enne torinese, difesa dall’avvocato Filippo Plazzi – lo chiamava “amore”, chiedendo come mai avesse deciso di tagliare i ponti. Secondo l’accusa, rappresentata ieri dal vice procuratore onorario Katia Ravaioli, nell’arco di quei mesi di relazione a distanza la vittima avrebbe elargito circa 5mila euro alla donna, a furia di ricariche postepay e bonifici. Denaro elargito stando a quanto lamentato dal 62enne nella denuncia sporta nel dicembre di quell’anno, perché la donna lo ricattava, minacciandolo qualora non avesse pagato, di mostrare le conversazioni e le foto intime a moglie e figli.
Non era la prima volta che capitava. Lo stesso 62enne ha ammesso di essere già caduto in una simile trappola, lasciandosi andare a confidenze virtuali con donne conosciute in rete.
Ma per la difesa dell’imputata, tuttavia, la cifra indicata dalla parte offesa come estorta, sarebbe in realtà la somma di regali e dazioni di denaro date spontaneamente alla luce di una palese relazione di amicizia o di altra natura. Non ci sarebbe prova alcuna di ricatti, se non messaggi che dimostrano una certa intimità tra i due. Il 62enne, rispondendo alle domande del vpo, ha puntualizzato che l’estorsione avveniva solamente nel corso di conversazioni telefoniche, mai registrate. Processo aggiornato a maggio per la discussione e la sentenza.

Ravenna, foto intime all’amica di Facebook, poi la denuncia per estorsione
