Ravenna, figli a casa per tampone "Per la scuola va giustificata"

Ravenna

I compagni della studentessa del liceo classico risultata positiva al coronavirus sono tornati in classe; i tamponi sono infatti risultati negativi e ieri tutti erano regolarmente a lezione, tranne due alunni che hanno ricevuto l’esito quando la campanella era già suonata.

Non sono invece rientrate le proteste dei genitori che hanno prudenzialmente tenuto a casa i loro figli fino a quando non è arrivato il risultato dell’esame e che si sono ritrovati con un’assenza da giustificare e un programma didattico che nel frattempo è proseguito per i pochi studenti, 6 in tutto, che avendo ricevuto prima il verdetto erano già in aula martedì mattina.

«Siamo contrariati – si lamenta una mamma – e anche stamane (ieri, ndr) abbiamo scritto alla scuola per fare presente che vorremmo che le assenze fossero giustificate automaticamente dall’istituto visto sono legate a una scelta fatta per senso civico. Avremmo dovuto mandare i nostri ragazzi a scuola senza conoscere l’esito del tampone? Non ci è sembrato giusto, tanto più che abbiamo firmato il patto di corresponsabilità con la scuola. Inoltre mandarli col dubbio di una possibile positività sarebbe stato un ulteriore rischio, considerando che molti si spostano in autobus e si frequentano fuori dalla scuola o in occasione di attività extrascolastiche. Non abbiamo tenuto a casa i figli per un vezzo, ma per senso di responsabilità».

Un malumore che prende le mosse da quando è emerso il caso di contagio. Esattamente una settimana fa la studentessa risultata avere avuto un contatto con una persona positiva durante una partita di calcio svoltasi nel weekend del 10-11 ottobre è stata a casa in via precauzionale in attesa di essere sottoposta a tampone, che sabato ha restituito un esito positivo. Lei stessa, con grande senso di maturità, ha informato tramite la chat di classe i propri compagni, cosa che ovviamente ha fatto scattare l’allarme. La comunicazione tempestiva ha viaggiato molto più velocemente dei percorsi formali, innescando un effetto a catena. «Abbiamo chiesto subito informazioni alla scuola e ci è stato risposto di attendere comunicazioni ufficiali; idem da parte dell’Ausl» prosegue la mamma. Avviso che arriva domenica pomeriggio con il calendario stilato per l’esecuzione dei tamponi al drive through lunedì pomeriggio. A 6 ragazzi l’esito giunge la sera stessa, in tempo per andare in classe il giorno seguente. Agli altri il via libera arriva invece tra il martedì e il mercoledì mattina e i genitori nel dubbio preferiscono non rischiare. «Risultato? I nostri figli sono rimasti indietro perché alcuni professori hanno proseguito il programma e l’assenza dovrà essere giustificata. Non si capisce perché nessuno ci abbia avvisato prima; potevano esserci anche altri 25 alunni positivi. Capisco che la scuola debba seguire le disposizioni delle autorità sanitarie, ma non è giusto che a rimetterci siano i ragazzi o i genitori che hanno deciso di tutelare l’intera collettività». Tanto più che era stata chiesta anche una via alternativa, l’attivazione della didattica a distanza. «Ma siamo stati informati che la richiesta va presentata con cinque giorni di anticipo».

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