Ravenna festival 2022 dedicato a Pier Paolo Pasolini

Nella foto in bianco e nero, dietro il volto asciutto del poeta, nascosto dagli occhiali scuri, si intravede il ferro battuto dell’antico cancello: Pier Paolo Pasolini è a Ravenna, di fronte ai chiostri francescani, a pochi passi dalla tomba di Dante. È il 1961. Non ha ancora quarant’anni.

L’immagine sovrasta il palcoscenico del teatro Alighieri: è a lui che “Ravenna festival” dedica il programma della 33ª edizione, un numero importante, quasi simbolico, che segna il passaggio dalla celebrazione del “Sommo” a quella del poeta e profeta laico che è stato, e continua a essere, Pasolini. Del resto, «la riflessione sull’Inferno dantesco ne accompagna tutta la vita, con la cantica che – come ricorda il sovrintendente della Fondazione Antonio De Rosa – riscrive nella Divina mimesis».

L’occasione è, appunto, la presentazione del nuovo cartellone, ieri mattina: il pubblico si affolla in platea e nei palchi (senza contare le centinaia che da casa approfittano dello streaming), sembra quasi di essere tornati alla “normalità”. Non è così e all’inquietudine che cova dentro ognuno, dà voce per un momento il sindaco De Pascale, che si unisce ai ringraziamenti del sovrintendente, ricordando poi le Vie dell’amicizia 2018 a Kiev e sottolineando come «far musica possa essere uno strumento di pace».

A condurre però il pubblico nel cuore del programma è la voce stessa di PPP. «Una voce fondamentale del ’900, che tanto ci manca pur continuando a parlarci, una voce fuori dal coro, incapace di tacere il proprio pensiero»: lo ribadisce Franco Masotti a cui insieme all’altro direttore artistico Angelo Nicastro, spetta il compito di addentrarsi nelle pieghe del cartellone. A partire dal titolo: “Tra la carne e il cielo” che sono le parole che Pasolini stesso (nei Quaderni rossi), utilizza per descrivere la tensione che avverte nel “Siciliano” della prima Sonata per violino di Bach, «tra alcune note basse, velate, calde e alcune note stridule, terse, astratte», tra le pulsioni della carne e l’aspirazione al cielo, al sacro.

Lo stesso titolo del brano di Azio Corghi che apre il concerto inaugurale dell’1 giugno, con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding. E uno dei percorsi pasoliniani che si staglia negli spettacoli che si susseguono fino al 21 luglio (dopo la straordinaria anteprima riservata il 25 maggio al concerto di Ludovico Einaudi), è proprio quello bachiano. Perché la sua grande passione per la musica si esprimeva anche nell’assoluta devozione per Bach, tanto spesso utilizzato nei suoi film, «non come semplice colonna sonora, ma come parte integrante della sua poetica espressiva, che accostava la crudezza della vita nelle periferie alle vette inarrivabili di una musica capace di trasfigurare la realtà»: lo spiega bene Nicastro elencando l’Offerta musicale riletta da Ottavio Dantone e Accademia Bizantina, le Variazioni Goldberg interpretate da David Fray, i Concerti Brandeburghesi con l’Ensemble Zefiro e, ancora, le Sonate e Partite per violino affidate al giovane talento Giuseppe Gibboni.

All’intrinseca “sacralità” dell’opera bachiana si affianca quella di un altro importante interprete dei nostri tempi: Franco Battiato – un commovente frammento video ne ricorda la presenza al festival, era il 2004 – così la sua Messa Arcaica, insieme alle Canzoni Mistiche, sarà eseguita dall’Orchestra Maderna con il coro della Cattedrale di Siena. Mentre altri suoi lavori saranno ripresi nel Trebbo in musica 2.2 che si rinnoverà a Cervia.

Ma l’irruzione dal fondo della sala dei violoncelli di Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi rivela un altro importante ritorno, quello dei 100Cellos, segno inequivocabile di una ripresa «della irrinunciabile fisicità del fare musica insieme».

E se certo non si può riassumere in una semplice presentazione l’intero cartellone, non si possono però trascurare i tanto attesi appuntamenti sinfonici: con Riccardo Muti e la Cherubini sia nelle Vie dell’amicizia (in definizione) che nel concerto conclusivo; poi con Ivan Fischer e la Budapest Festival Orchestra; e con Christoph Eschenbach insieme al grande violinista Gidon Kremer. Neppure si può dimenticare il ritorno nelle tante basiliche, in particolare a San Vitale con due nuove “operine” sacre: dedicata a San Francesco quella composta da Cristian Carrara e a Sant’Agostino quella del giovanissimo Filippo Bittasi. Per non dire della “Trilogia d’autunno” che ai primi di novembre tornerà al grande repertorio operistico, con la trilogia Mozart-Da Ponte: Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte.

Info: www.ravennafestival.org

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui