"Ravenna festival 2019" al via con Muti e Pollini

RAVENNA. Era il primo luglio del 1990, nello spazio della Rocca Brancaleone Ravenna festival iniziava il lungo, imprevedibile ma certo fortunato percorso che l’ha portato fino a oggi, fino a inaugurare davanti al pubblico del Pala De André la trentesima edizione. Questa sera come allora sul podio sale Riccardo Muti, stavolta alla guida dell’Orchestra Cherubini, e come allora il programma prevede musiche di Mozart (e non solo). Ma al suo fianco siede anche un altro grandissimo della storia dell’interpretazione musicale degli ultimi decenni: il pianista Maurizio Pollini. In più occasioni ospite del festival, Pollini a Ravenna si era però sempre esibito solo in recital – per ben tre volte nei primi anni Novanta, poi ancora una nel 2004, mai con l’orchestra e soprattutto mai con Muti.
Certo non è la prima volta che i due musicisti (quasi coetanei) si incontrano, perché seppure seguendo repertori, tempi e inclinazioni diversi, hanno più volte intrecciato i loro destini musicali: il primo concerto insieme risale al lontano 1971, con i Berliner Philharmoniker, poi con l’orchestra scaligera e ancora, in anni più recenti, con la Chicago Symphony Orchestra di cui Muti è direttore musicale da quasi dieci anni. Dunque, sul palcoscenico del concerto inaugurale salgono due musicisti dalla straordinaria personalità artistica, capaci di coniugare libertà interpretativa e rigoroso rispetto del dettato compositivo, di riassumere nel qui e ora dell’esecuzione l’immediatezza irripetibile del gesto musicale e il risultato dello studio lungo e inflessibile.
Due “giganti” che hanno scelto di interpretare due pagine di Mozart, due Concerti che composti tra il 1784 e il 1785, nel periodo della sua piena affermazione viennese, e proprio per il pubblico aristocratico e alto borghese della capitale imperiale, pubblico tra cui sedevano facoltosi mecenati e allievi dello stesso compositore. Dunque, due opere che, come scrive lo stesso Mozart, «sono una via di mezzo tra il troppo facile e il troppo difficile, brillanti, gradevoli all’orecchio senza cadere nella vuotaggine, che sapranno soddisfare intenditori, ma anche coloro che non lo sono».
Insomma, pagine che oggi potremmo definire “di consumo”, senonché Mozart neanche in questo caso riesce a tenere a freno il suo talento e quell’inquietudine sperimentale che lo conduce comunque a forzare i limiti della maniera e della convenzione. Così, se il Concerto in mi bemolle maggiore K449, appare intimo eppure intessuto di un contrappunto eloquente, sorgivo, quello in re minore K466 si distingue perché improntato a una drammaticità quasi “teatrale”.
Come teatrale può forse dirsi anche il brano che Riccardo Muti ha scelto in apertura di serata, l’Ouverture da concerto op. 27 Meeresstille und glückliche Fahrt (“Calma di mare e viaggio felice”) di Mendelssohn. Una pagina che sembra riallacciarsi al tema che Ravenna festival 2019 si è dato, “Per l’alto mare aperto”, il verso dantesco in cui convergono gli opposti, l’inquietudine della bonaccia e il sollievo di un vento liberatorio, così come sono tracciati nel testo poetico di Goethe da cui il compositore, nel 1828, trae ispirazione (lo stesso che già Beethoven aveva rivestito di suoni), dando forma, come scrive Guido Barbieri nelle note di sala, a «una sua personalissima concezione di musica a programma: nessuna concessione all’illustrazione di maniera, al bozzettismo descrittivo, ma al contrario la volontà di creare, attraverso il suono, un mondo autonomo e parallelo rispetto a quello della poesia».
Infine, a chiudere la cornice in cui sono racchiusi i Concerti mozartiani, Muti dirige una delle più celebri opere di tutta la letteratura musicale: il Boléro di Maurice Ravel, irresistibile partitura di ambientazione spagnola concepita per la danza della grande Ida Rubinstein, eseguita per la prima volta nel 1928 all’Opéra di Parigi e poi assurta a successo planetario.
Il concerto inizia alle 21.
Info: 0544 249244
www.ravennafestival.org

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