RAVENNA – Un’udienza preliminare da record. Sia per il numero degli imputati per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio che alla luce del tempo necessario per ascoltare le difese di ognuno. La stima è di tre giorni, durante i quali saranno valutate le posizioni dei 227 pazienti di Mauro Passarini, accusati di essersi rivolti al medico di base di Marina di Ravenna durante l’emergenza Covid per farsi somministrare per finta il vaccino e ottenere così il green pass. Il giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti ha fissato il maxi processo nel febbraio del 2024, indicando come aula la più capiente del tribunale di Ravenna, cioè quella della corte d’assise, che comunque non basterà a contenere in una sola volta assistiti e difensori: ecco perché alla giornata del 5 febbraio seguiranno anche le udienze del 12 febbraio e del 4 marzo.
L’elenco conta un numero di persone leggermente inferiore rispetto ai 250 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, notificati dal sostituto procuratore Angela Scorza nell’ottobre scorso, un anno dopo il blitz della Squadra Mobile, che portò all’arresto del dottore. Non figura per esempio lo stesso medico di base alla soglia dei 66 anni, vaccinatore convenzionato con l’Ausl, accusato di falso per i green pass certificandoli nel portale informatico a fronte di inoculazioni mai effettuate e peculato per avere ottenuto dal servizio sanitario nazionale diversi flaconi di siero per combattere il virus, lasciandoli però scadere. Caduta invece l’ipotesi di peculato, inizialmente ventilata dagli inquirenti trovando 1.555 euro nelle tasche del medico. La sua posizione è stata stralciata, conseguenza di una specifica scelta processuale concordata con il proprio difensore, l’avvocato Carlo Benini. Per i pazienti l’accusa è principalmente di falso ideologico in concorso con Passarini, accusati a loro volta anche di avere indotto in errore i funzionari del Ministero della salute attraverso le informazioni inserite dal dottore nella piattaforma dell’Ausl.
Nome, cognome del paziente e codice del lotto di vaccino somministrato: questi i dati che il medico di base memorizzava sulla piattaforma Sole Web in uso ai medici vaccinatori. Per farlo usava il codice delle fiale che ritirava dalla farmacia dell’ospedale di Ravenna, identificativo fornito dal Sistema sanitario nazionale in un periodo in cui la campagna vaccinale era entrata nel vivo. Passavano così per coperti dal siero assistiti e non, senza distinzione fra dosi reali e dosi diluite, punture di semplice soluzione fisiologica o nemmeno praticate. Sono 15 i flaconi di Pfizer-Biontech sprecati contestati nel capo d’imputazione, corrispondenti a circa 80 dosi di vaccino. Di questi, 13 sono stati ritrovati in parte aperti o conservati a temperatura ambiente.
Tra gli imputati che il prossimo anno dovranno presentarsi in tribunale a Ravenna figurano anche alcuni dei pazienti di Belluno, da cui è partita l’intera inchiesta. Era stata infatti la segnalazione della madre di una ragazza minorenne a sollevare le prime perplessità: separata dal padre della giovane, convinto sostenitore della filosofia no vax (ora difeso dall’avvocato Silvia Brandolini), a inizio settembre del 2021 aveva proposto all’ex compagno di far vaccinare la figlia ma l’uomo si era fermamente opposto, per poi cambiare idea due settimane dopo, informandola con un messaggio di avere portato la figlia a Ravenna, per sottoporla alla profilassi, insieme a lui e alla nuova compagna. Insospettita, la mamma della minore aveva attesto 14 giorni per poi decidere di effettuare una verifica con un test anticorpale. E, sorpresa, nessuna traccia di difese anti SarsCov2. Eppure dall’anagrafe vaccinale del Veneto l’adolescente risultava avere ricevuto la dose di Pfizer proprio nella frazione ravennate. Si è così innescato un effetto domino: informata la pediatra, sono partiti i contatti con l’ufficio Igiene dell’Ausl Romagna, facendo emergere le anomalie poi finite sul tavolo della Procura di Belluno, e a cascata portando all’apertura del fascicolo a Ravenna. Inchiesta da record, che ora si avvia verso il processo.