Ravenna, falsi green pass: chi c'è dietro gli appuntamenti via chat col medico

C’erano almeno cinque intermediari nel vasto giro di pazienti no vax in cerca di un green pass, che si sarebbero prestati a suggerire il nome di Mauro Passarini indicandolo come medico compiacente, disposto su esplicita richiesta a simulare dosi di vaccino anti-Covid o a somministrane in forma diluita. I loro ruoli sono ben esplicitati nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato al dottore 65enne di Marina di Ravenna e alle 249 persone indagate in concorso con lui per falso ideologico e per avere indotto in errore i funzionari del ministero della Salute incaricati al rilascio del certificato verde. Accuse che Passarini vede sommarsi a quella di peculato, per avere sprecato decine di flaconi di vaccino fornite dal sistema sanitario nazionale; 15 quelle trovate ormai inutilizzabili nei suoi due ambulatori in città e nella frazione rivierasca.

Il guaritore padovano

Un ruolo cardine individuato nel corso delle indagini della Squadra mobile è quello ricoperto da un noto pranoterapeuta padovano, fra i primi a essere indagati nel corso dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Angela Scorza. Si tratta di Riccardo Cattelino, “guaritore” 54enne, attivo ad Arlesega, frazione di Mestrino nella provincia veneta. Passarini lo aveva conosciuto frequentando i suoi corsi di meditazione. Svariati i contatti telefonici che ricostruiscono il legame tra i due e i pazienti della galassia no-vax. Tra questi figura anche il 48enne di Belluno, che in due occasioni, il 18 settembre e il 17 ottobre 2021, si è recato a Marina di Ravenna insieme alla figlia minorenne e alla nuova compagna per sottoporsi alle due dosi fittizie. A “smascherarlo” è stata l’ex moglie, madre della giovane, insospettita dall’inaspettata decisione dell’uomo, fino a quel momento contrario all’idea di far vaccinare la figlia; la sua segnalazione, dopo avere constatato tramite test anticorpale che la minore non aveva ricevuto alcuna dose, ha dato il via all’intera inchiesta.

La paziente fidata e il tennista

C’è poi anche una 41enne ravennate, che avrebbe consigliato Passarini ad altri quattro conoscenti. La donna, già paziente del medico di base, è la compagna del dipendente della Questura a sua volta indagato per favoreggiamento per avere consultato nel sistema informatico della Polizia lo stato delle indagini nei confronti del dottore. Ormai noto alle cronache il ruolo dell’allenatore di tennis 60enne, che avrebbe canalizzato fino al dottore di Marina di Ravenna almeno quattro suoi atleti, tra i quali due minorenni. Lo stesso sportivo, avrebbe inoltre suggerito il “servizio” svolto da Passarini anche a un medico del reparto Infettivi dell’ospedale di Ravenna, finito a sua volta nell’elenco dei 250 indagati. Il sanitario è in buona compagnia. Numerosi infatti i colleghi, medici, infermieri e operatori sanitari ai quali è stato sequestrato il “passaporto verde” ottenuto grazie alle dosi simulate. Clamoroso il caso di un infermiere che all’epoca era in servizio in terapia intensiva nel reparto Covid del “Santa Maria delle Croci”.

I gruppi di Udine e Belluno

Sono state invece le analisi dei contatti telefonici tra Passarini e i pazienti provenienti da fuori provincia a portare l’inchiesta fino a Udine, da una donna di 51 anni che avrebbe inviato a Ravenna almeno un paio di persone disposte a viaggiare pur di ottenere il Green pass senza ricevere la copertura contro il virus. Prendendo accordi con il dottore ravennate anche tramite Whatsapp, l’intermediaria avrebbe fissato gli appuntamenti per i propri conoscenti. Stessa cosa per un altro corposo gruppo di no-vax bellunesi, dove la voce, evidentemente, si dev’essere diffusa ad ampio raggio: ben sei i pazienti che una una ragazza 23enne avrebbe spedito in Romagna dalla provincia veneta. In pochi mesi il passaparola si è diffuso a macchia d’olio. Ecco spiegata la lista dei 250 indagati per i quali ora appare scontata la richiesta di rinvio a giudizio, preludio di un maxi processo che in fatto di numeri non ha precedenti nel palazzo di giustizia ravennate.

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