Ravenna, è "Tengo" il nuovo disco di Gianluca Lo Presti

RAVENNA. Non si risparmia Gianluca Lo Presti: quando costruisce un nuovo disco si mette in gioco completamente, scava dentro, fino in fondo, lasciandosi trascinare dalla musica. Il risultato questa volta è “Tengo”, secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia dell’anima”, iniziata con l’album “Sputnik” del 2016. Un intenso album di canzoni, pubblicato sotto il moniker (soprannome) di Nevica per Area51 Records, le cui tematiche si ispirano al celebre romanzo “1Q84” dello scrittore giapponese Haruki Murakami.
Cantautore e muscista a 360 gradi, al lavoro come produttore con artisti quali Tiyng Tiffany e Caron Demonio, Lo Presti, ravennate d’adozione, è anche fondatore del Loto Studio di Ravenna e della label Discodada Records. Con “Tengo” si addentra in un universo sonoro inedito dove il pop viene completamente destrutturato e l’anima è un tutt’uno con la musica.


Come è nato il concept di un disco ispirato al romanzo “1Q84”? In cosa le assomiglia?
«Conosco Murakami da 6 anni circa, “1Q84” è stato il suo primo libro che ho letto. È stato un riconoscermi naturalmente in un pensiero familiare. Le descrizioni del mondo interiore dei suoi personaggi assomigliano molto a quelli delle mie canzoni. Così, dalla fusione tra questi nostri due universi è nato “Tengo”. Diciamo che la sua influenza è stata tale che non potevo fare a meno di parlarne in un disco».
Racconta di un viaggio dentro di lei che è riuscito a fare grazie alla musica: potremmo definirlo un percorso alla scoperta del nostro centro o comunque della nostra anima?
«Esattamente. La musica ha il grande potere di elevarsi al di sopra della quotidianità verso qualcosa di molto profondo e spirituale e avvicinarci alla nostra anima. Per questo tutti la considerano cosi importante. Per me ha anche rappresentato un riscatto verso alcuni dolori della vita che ho superato imparando a guardarmi dentro attraverso di lei».


Quanto ha influito su questo lavoro lo psicologo-musicoterapeuta Mauro Scardovelli?
«Considero Scardovelli un altra guida spirituale al pari di Murakami. Posso dire che prima l’uno poi l’altro mi hanno stimolato a tal punto da crescere molto in fretta in poco tempo e questo album volevo che fosse la testimonianza di questo percorso che devo soltanto a loro. Grazie a loro vivo molto meglio di prima, avendo acquisito maggiore consapevolezza».
L’unico brano che segna una continuità con il tuo passato musicale è “Il nostro suono”, ma c’è un filo conduttore musicalmente parlando che unisce tutti i pezzi?
«È vero. Volevo fare un disco con un sound molto simile a quel pezzo invece naturalmente ogni brano ha preso una sua dimensione. A volte non puoi decidere cosa scrivere, lo fai perché sei guidato da qualcosa di superiore che ti spinge in una direzione che devi assolutamente seguire. Affronto sempre la musica con estrema sincerità per cui quello che mi viene fuori da dentro ha sempre un filo conduttore anche se apparentemente non sembra. Musicalmente parlando, in questo disco ho cercato di destrutturare la forma tipicamente pop della canzone: quasi tutti i pezzi iniziano in un modo e a metà si trasformano completamente. Credo sia questo il filo conduttore. Non c’è più la simmetria rassicurante della strofa/ritornello».


Cosa le ha lasciato questo lavoro in termini di crescita come musicista e come persona?
«Per me la musica è una vocazione, una missione, ma anche una salvezza. Ho messo in “Tengo” un sacco di parti di me, alcune belle, altre che mi facevano paura e di cui volevo liberarmi. E la musica le ha trasformate attraverso una catarsi in qualcosa di migliore. Quando lo finisci ti senti una persona diversa, hai buttato fuori qualcosa che diventa pubblico, di tutti, ma hai anche guadagnato molto di te stesso perché hai avuto il coraggio di scavarti dentro. Quindi sei una persona più forte di prima».
Adesso cosa la aspetta?
«Tutto quest’anno lo dedicherò ai concerti. Il 24 maggio mi esibirò a Ravenna all’Area51 show, mentre il 25 maggio sarò ospite di Faenza rock. Ora mi godo questo bellissimo momento».

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