Ravenna, dopo l'azienda i lavoratori si comprano lo stabilimento

Ravenna

RAVENNA. «Oggi è una giornata molto positiva e per noi è il coronamento di un sogno condiviso, che dopo aver consolidato la ripartenza del 2013 abbiamo rincorso per più di 25 mesi. Adesso la sede è nostra e questo ci rende padroni del nostro destino». Carlo Occhiali c’è stato sin dall’inizio. L’attuale direttore di Raviplast era all’epoca solo un consulente che, attraverso Legacoop, provava a dare corpo al progetto di un gruppo di lavoratori che credevano in un futuro per la loro azienda. Ma che si erano sentiti truffati da chi, per anni, gli aveva pagato lo stipendio. E oggi non nasconde la soddisfazione e un solo rammarico: «Mi piacerebbe oggi condividere questa soddisfazione con il sindaco che vincolò l’area al mantenimento del sito produttivo e all’occupazione, per evitare speculazioni di carattere immobiliare. Purtroppo però Fabrizio Matteucci oggi non c’è più».

Della possibilità dell’acquisizione dei quasi 32mila metri quadrati si parlava infatti da tempo, e a tal proposito lo stesso Occhiali si era esposto sul Corriere Romagna nell’ottobre scorso spiegando come«il terreno e gli immobili dove portiamo avanti la nostra impresa sono ancora nel complesso di proprietà immobiliari della Nuova Pansac e all’interno di un asse fallimentare non concluso». Il ministero aveva così recepito la nuova offerta della Raviplast, giunta dopo un lungo cammino e a cui sono seguiti ulteriori perfezionamenti dell’ammontare economico. L’ultimo “ritocco” è giunto a maggio ed ha portato all’aggiudicamento da parte della cooperativa creata dai lavoratori non solo dell’insediamento produttivo (più di 20mila metri quadrati) ma anche di più di 10mila adibiti ad immobiliare, che comprendevano la vecchia “villa del direttore”, un lotto vuoto e un condominio a suo tempo costruito per i dipendenti. Porzione quest’ultima che «metteremo immediatamente in vendita», precisa il direttore dell’azienda di via Dossetti. Anche perché il passo è misurato secondo la gamba, ma la situazione economica non è facile per nessuno: «La rata del mutuo stipulato per sostenere l’investimento da 1,4 milioni è di poco superiore all’ammontare dell’affitto che pagavamo fino ad ora – svela Occhiali -. Del resto anche dopo l’emergenza sanitaria viviamo una situazione economica complessa, per quanto non drammatica. E anche il 2019, con le incertezze date dalla ventilata introduzione della plastic tax, non era stato buono come un difficilmente ripetibile 2018».

La cooperativa comunque, che impiega 29 addetti e che veleggia stabilmente sopra i 6 milioni di fatturato con un utile 2019 di circa 60mila euro, guarda al futuro e continua a investire in innovazione: «Abbiamo conseguito la certificazione del nostro prodotto secondo gli standard del "Plastica seconda vita" e questo è un ottimo risultato sia per la mission della nostra azienda, sia perché si tratta di un ritrovato merceologico che non soffrirà della plastic tax quando verrà applicata nel 2021». E vive anche questa nuova acquisizione come un obiettivo condiviso: «Si è trattato di un passo compiuto con una decisione su cui tutti sono stati coinvolti e quindi ora è una soddisfazione condivisa da tutti – conclude Occhiali -. E questo accade per ogni aspetto della vita della cooperativa. Anche la cassa integrazione, cui abbiamo fatto ricorso in questa fase, la riorganizzazione delle ferie e l’alternanza sulle posizioni lavorativi in ossequio al distanziamento sociale li abbiamo gestiti con una chat whatsapp, in cui tutti intervenivano». Soddisfazione viene poi espressa anche da Legacoop Romagna, che estende il proprio ringraziamento «al Comune, che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio – afferma il presidente Mario Mazzotti -. Il Sindaco Michele De Pascale in prima persona ha seguito da vicino gli ultimi passaggi che hanno portato all’acquisizione».

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