Ravenna, dopo il boom la frenata: bici nuove introvabili

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«In questo periodo, se un cliente mi ordina una mountain bike, gli dico che c’è da aspettare fino almeno a settembre. In alternativa, tra un mesetto sarà disponibile una bici da trekking. Ma non è la stessa cosa». Con poche parole un negoziante fa il quadro della situazione del commercio delle biciclette a Ravenna. Se da una parte continua a esserci una grande richiesta per le due ruote, dall’altra sussiste la grande difficoltà per le forniture, che arrivano con il contagocce.

La causa è la più ovvia e non può che collegarsi con la pandemia che nell’ultimo anno e mezzo ha condizionato l’economia, e non solo, di tutto il mondo. Al boom di vendite registrato nel post lockdown del 2020, con la gente alla ricerca di un mezzo che consentisse piccoli spostamenti all’aria aperta, è seguita la contrazione di tutto il settore, con il problema di reperire soprattutto i componenti e i pezzi di ricambio. Il tutto, tra l’altro, facendo aumentare in maniera sensibile i prezzi, saliti in media del 20% in confronto ai primi mesi dello scorso anno.

In un simile contesto, quindi, non si trovano più biciclette nuove in vendita, mentre anche il mercato dell’usato piange. E non accade più come prima della pandemia, quando si poteva scegliere su una vasta gamma secondo le esigenze: qualità, prezzo, dimensioni e colore. Come spiegano i titolari di Galassi Cicli, in viale Pallavicini, «anche grazie agli incentivi, nella primavera del 2020 siamo stati presi d’assalto, vendendo quasi tutto quello che avevamo in negozio, poi è seguito un calo fisiologico in inverno. Quest’anno, però, anche se c’era molta richiesta, non siamo riuscita a soddisfarla, per via della limitata disponibilità di bici».

Nodo distribuzione

Il motivo dell’interruzione della distribuzione è molto semplice. «A mancare sono soprattutto i ricambi. Per fare un esempio Shimano, che è il maggior esportatore, non spedisce più niente. Non si trova nulla nemmeno su Amazon».

Come aggiungono da Cicli Di Buono, in via Serra, «quando arriva qualcosa, non è in gamma completa. Un cliente che a delle esigenze particolari o aspetta, oppure si accontenta di quello che è disponibile in quel momento. È calata la produzione delle fabbriche, forse anche per le restrizioni dei protocolli Covid che permettono di lavorare a pieno ritmo. Infine gli aumenti dei prezzi sono imprevedibili, possono avvenire anche del 5% da una settimana all’altra».

Dopo il boom, perciò, c’è stato un ridimensionamento e alla fine il bilancio dei negozianti non è poi così positivo. «Si è venduto quel che si sarebbe venduto comunque – spiegano da Cicli Calisti, in via Lanciani, solo che lo si è fatto nel giro di pochi mesi mentre adesso siamo quasi fermi. Se ordino venti bici, per fare un esempio me ne arrivano al massimo tre. E questo non ha fatto che crescere i costi per i fornitori e di conseguenza i prezzi di biciclette e componenti di ricambio».

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